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Dl aiuti, braccio di ferro su fiducia: M5S punta piedi su Superbonus

Nonostante la contrarietà delle altre forze politiche, Palazzo Chigi sarebbe orientato ad andare incontro ai 5 Stelle. E volano stracci nella maggioranza con pressing sul governo

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05 luglio 2022 | 13.56
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E' braccio di ferro sulla fiducia al dl aiuti. Oggi c'è stata una riunione dei capigruppo di Montecitorio dove si sono registrate posizioni distanti tra le varie forze politiche. Tanto da indurre il governo ad aggiornare la riunione alle 15, per decidere se porre o meno la questione di fiducia sul provvedimento con 23 miliardi di aiuti per famiglie e imprese. Il vertice è stato poi riaggiornato ulteriormente. La riunione è stata sospesa e, a quanto si riferisce, sarebbero due i nodi sul tavolo: il Superbonus e il price cap. Su entrambi i punti si cerca una soluzione che al momento non è ancora stata individuata. "La fiducia? Al momento è tutto fermo", spiega un partecipante alla riunione.

Il M5S, riportavano stamane alcune fonti, avrebbe infatti puntato i piedi per evitare la fiducia, chiedendo con forza una norma sul superbonus che sollevi dalle responsabilità l'ultimo titolare del credito, con l'obiettivo di oliare un meccanismo che sembra essersi inceppato. Pd e Leu chiedono che, in caso di mancata fiducia, il governo dia garanzie su alcuni temi sensibili contenuti nel decreto.

La Lega spinge per la fiducia, "sarebbe un precedente grave non porla, perché con noi certe attenzioni non ci sono mai state, quindi si aprirebbe un problema politico", il ragionamento consegnato al ministro con i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà, chiamato a gestire una partita difficile, tanto più indossando la 'casacca' del M5S.

Ma c'è chi, nei Palazzi romani, è pronto a scommettere che la Lega sarebbe disposta a chiudere un occhio sulla fiducia al dl aiuti pur di veder slittare il testo sullo ius scholae, un rinvio che sarebbe tuttavia irricevibile per i dem e Leu. Una situazione complessa e sintomatica del travaglio che sta vivendo il governo, alle prese con le fibrillazioni delle forze di maggioranza. Tanto più alla vigilia dell'incontro chiarificatore tra il premier Mario Draghi e il leader M5S Giuseppe Conte.

La questione è ancora da dirimere, ma per ora, a Palazzo Chigi, sarebbero orientati a venire incontro alla richiesta del M5S, nonostante la contrarietà delle altre forze politich e. L'auspicio, nel governo, è che la discussione sia rapida, "ovviamente garantendo che il testo venga approvato nei tempi", la deadline è il 16 luglio, "anche perché c'è tanta gente che attende le risorse stanziate dal decreto". Gli altri gruppi, però, sono pronti a dare battaglia, in particolare Lega, Fi e Ipf, i neo gruppi capitanati da Luigi Di Maio.

Nella maggioranza si aprono crepe e volano stracci per la scelta del governo di non mettere quindi per ora la fiducia al dl, decreto che, tra le altre cose, contiene la norma sull'inceneritore a Roma. L'importante per il governo, che tende così la mano al M5S, è che l'approvazione sia rapida -la deadline è il 16 luglio per il disco verde di Montecitorio- perché famiglie e imprese, viene rimarcato, attendono le risorse contenute nel dl, ben 23 miliardi di euro.

Un'apertura, quella concessa al M5S, che viene vista con fumo negli occhi da gran parte della maggioranza, tanto da indurre in molti a chiamare Palazzo Chigi per invertire la rotta, riportano diverse fonti all'Adnkronos. Anche perché, viene spiegato, solo Fdi e M5S avevano emendamenti pronti per l'Aula alla scadenza -fissate alle 12 di ieri-, il resto delle forze politiche erano sprovviste di proposte di modifica avendo data per scontata la fiducia.

E così ora il rischio è che i 5 Stelle vedano passare l'emendamento finalizzato a 'oliare' gli ingranaggi del superbonus, mentre le altre forze di maggioranza si ritroverebbero a bocca asciutta. Da qui il pressing su Palazzo Chigi, anche perché, accusano all'unisono gli 'scontenti', si aprirebbe un caso senza precedenti. "A noi certi favoritismi non sono mai stati concessi, quindi si creerebbe una questione politica gravissima", sentenziano dalla Lega. Dove è in primis il segretario Matteo Salvini a voler battagliare sulla questione. Chi segue il dossier da vicino prevede colpi di scena nel pomeriggio.

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