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Cossiga e le lettere inedite con gli ex Br: "Mi sento in colpa per la sua prigionia"

Quando scrisse a Persichetti "non perda mai la speranza". Vittime del dovere: "Esplorare rapporti tra politica e terrorismo per verità su stragi"

foto Adnkronos
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07 agosto 2020 | 11.56
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"Ho letto con attenzione, trepidazione e commozione la sua lettera... perché in fondo mi sento anche un po' 'colpevole' della tua prigionia, essendo stato uno di quelli che hanno combattuto quella guerra, e per di più per essermi trovato dalla parte dei vincitori". Le parole sono dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, scomparso dieci anni fa, nella corrispondenza di cui parla oggi il Corriere della Sera, con Fabrizio Melorio, brigatista che all’ex presidente aveva raccontato il passaggio dall’essere 'suo nemico giurato nel ’77 a condividere molte delle cose che lei sostiene'. Così il giornale parla delle lettere inedite di Cossiga e gli ex Br. Un anno dopo il fallito tentativo di concedergli la grazia nell'estate 1991, l'ormai ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga incontrò Renato Curcio, uno dei fondatori delle Brigate rosse. Il colloquio avvenne a quattr'occhi, nel carcere romano di Rebibbia, il 25 novembre 1992, quando Cossiga aveva lasciato il Quirinale da sei mesi.

Vittime del dovere: "Esplorare rapporti tra politica e terrorismo per verità su stragi"

Cossiga e Curcio parlarono di molte cose, dal 'carattere sociale e politico del fenomeno armato', che l'ex capo dello Stato non definiva terrorismo bensì 'sovversivismo di sinistra', al caso Moro, alla vicenda della grazia abortita. Cossiga spiegò che nelle sue intenzioni quell'atto di clemenza unilaterale doveva essere un primo passo per superare le leggi di emergenza a cui lui stesso aveva contributo, prima da ministro dell'Interno e poi da presidente del Consiglio, quando le Br avevano lanciato il loro 'attacco al cuore dello Stato'. I vertici delle forze di sicurezza erano d'accordo, ma i parenti delle vittime no, al pari di alcune forze politiche; in primo luogo l'ex Pci divenuto Partito democratico della sinistra. 'Il senatore Cossiga ha commentato che, in effetti, la nostra esperienza, per molti di quel partito, rappresenta ciò che essi hanno segretamente desiderato e mai apertamente osato fare', ha scritto Curcio in un resoconto dell'incontro conservato nell'archivio privato del presidente emerito. Insieme a un biglietto inviato al fondatore delle Br per ringrazialo dell'incontro che 'è stato per me di grande interesse politico, culturale, e soprattutto umano'.

Risposta dell'ex brigatista: "Debbo dirle che dopo anni di fuoco, non solo metaforico, e di K (nell'estrema sinistra il ministro dell'Interno del '77 veniva chiamato Kossiga, con la doppia S stilizzata come il simbolo delle SS naziste, ndr ), ho sentito la nostra stretta di mano come segno di una nuova maturazione personale... Il colloquio mi ha lasciato una visione più chiara dei sentieri percorsi e anche di me stesso, e di ciò le sono grato". Curcio comincerà a uscire dal carcere solo l'anno successivo, in un periodo in cui Cossiga (non più Kossiga bensì il 'picconatore' del sistema di cui era stato parte) ha intrattenuto rapporti epistolari e diretti con molti ex terroristi. In prevalenza di sinistra, ma non solo. Nel suo archivio donato alla Camera dei deputati, oltre al carteggio con Curcio ci sono le lettere inviate ad altri brigatisti come Prospero Gallinari, Mario Moretti e Germano Maccari, militanti dell'Unione dei comunisti combattenti, pentiti come Marco Barbone e l'ex di Prima linea Roberto Sandalo, esponenti dell'Autonomia operaia fuggiti in Francia per evitare il carcere, a cominciare da Toni Negri. Il quale, una volta rientrato in Italia per finire di scontare la pena, si rivolse all'ex presidente per chiedere una buona parola con un dirigente della Digos.

Su sollecitazione di Cossiga, in virtù di un'antica conoscenza personale e 'come primo effetto della reciproca smobilitazione ideologica', Negri gli dava del tu, e il 12 aprile 1998, giorno di Pasqua, gli scrisse per fargli gli auguri e 'per chiederti di intervenire eccezionalmente in mio favore'. Dopo un primo diniego, il professore detenuto aspirava a ottenere un permesso per 'una brevissima vacanza', però serviva che la polizia 'dichiarasse insussistente, come in realtà è, il pericolo di fuga'. Così Negri s' era rivolto al presidente emerito: 'Mi permetto di insistere con te perché, se ti è possibile, tu faccia questo intervento. Ti ringrazio fin d'ora per quello che potrai fare'. All'ex carceriere di Moro Prospero Gallinari, scarcerato per motivi di salute, Cossiga scrisse il 5 maggio '94: 'Sono lieto che Lei sia rientrato a casa e formulo gli auguri più fervidi per una vita normale e serena'.

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