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Amato: "Partiti inadatti, seguono gli elettori anziché guidarli"

Il presidente della Corte Costituzionale al Meeting di Rimini: "La tenuta della democrazia è oggi il tema più importante"

Giuliano Amato, presidente della Corte Costituzionale
Giuliano Amato, presidente della Corte Costituzionale
22 agosto 2022 | 14.38
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"La tenuta della democrazia e la rispondenza delle democrazie ai caratteri che devono avere è il tema più importante, in questo tempo difficilissimo e in questo mondo sempre più 'caldo' e meno vivibile per gli esseri umani". E' quanto sottolinea Giuliano Amato, presidente della Corte Costituzionale, intervenendo al Meeting di Rimini. Ma, osserva, "la fragilità strutturale dei partiti di oggi li porta a seguire gli elettori e non a guidarli, a sentirne gli umori comprensibili ma senza saperli portare verso il futuro", spiegando che "è finita la capacità aggregante che avevano i grandi partiti del passato: quando funzionarono, per decenni, furono il vero fattore che faceva funzionare la democrazia a beneficio di milioni di persone".

Infatti, prosegue il presidente della Consulta, "i partiti politici seppero unire, in visioni comuni e in una tensione verso un bene non solo individuale ma comune, le aspettative di milioni di persone, agendo da autentico differenziale che consente alle diverse ruote di garantire all'automobile una direzione di marcia unica. I partiti attuali hanno perso questo differenziale e le vite individualizzate sono diventate aspettative e pretese individuali".

Continua ancora Giuliano Amato: "Ho stima per le persone che si occupano di politica e che la fanno, quale che sia il nome che portano. Ma non posso non constatare che dopo la fine dei grandi partiti aggregatori, questi sono stati sostituiti di recente da aggregatori fondati su ideologie, su estremismi, su radicalismi che dividono la società anziché unirla, come dimostra quanto sta accadendo negli Usa. Non credo che la politica di oggi sia attrezzata per il compito immane che abbiamo davanti. I partiti di una volta forse avrebbero avuto la forza di convogliare i loro iscritti e avvalersi di loro per convincere gli altri verso le azioni necessarie per il bene comune e avrebbero avuto la forza di darsi tutti un unico bene comune: oggi non è più così".

Il presidente della Corte Costituzionale interviene poi sul tema 'verità e democrazia', chiedendosi: "Si deve dire sempre la verità, in democrazia? La prima risposta che si dà è 'sì, certo; una democrazia come tale è fondata sul consenso, il consenso sulla fiducia, per la fiducia la verità è imprescindibile'. Questo è vero, ma fino a un certo punto", osserva facendo un esempio concreto. "Se ho la responsabilità di governare e so che fra quattro giorni ci sarà penuria di alcuni beni nei supermercati, allora è bene che non lo dica subito per non provocare un fenomeno di accaparramento da parte dei primi che ci andranno e faranno razzia di tutto". Quindi, "attenzione: c'è una regola un po' viscida per la quale, entro certi limiti, la verità si può anche non dire".

Ma, prosegue il filo del discorso di Giuliano Amato, "la democrazia deve combattere la menzogna? Qui la risposta è necessariamente 'sì' perché una democrazia non può vivere sulla menzogna. Lo dicono tutti, ma ci dobbiamo capire: ci possono essere verità assolute in democrazia, che è un regime di libertà? Il punto primo è la verità dei fatti, oggi davvero a rischio nelle democrazie, perché il post-moderno tecnologico ha sostituito il vero con il verosimile e attorno ai fatti si sviluppano opinioni che ne prendono solo alcuni brandelli privando di sicurezza la ricostruzione del fatto stesso, contro la regola dei fatti separati dalle opinioni. I fatti sono fatti, poi ciascuno può avere la sua opinione: ma questo pare non sia più vero e che il fatto stesso possa far parte dell'opinione e viceversa, perdendo la certezza della realtà".

Inoltre, "la verità dei fatti, nelle democrazie, è aggredita e contrastata dalle non-verità del verosimile, dal rifiuto per convenienza e a volte per ostinata difesa di gabbie ideologiche di cui si è spesso custodi e prigionieri insieme, che porta a negare la verità dei fatti. Lo abbiamo sperimentato anche durante la pandemia per il Covid, con le divisioni interne, le polarizzazioni, le radicalizzazioni, che rendono così difficili le decisioni in una democrazia. Ma attenzione: oltra alla categoria del vero-falso c'è anche la categoria del giusto-ingiusto e spesso si toccano fra di loro, insidiando le nostre certezze".

(dell'inviato Enzo Bonaiuto)

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