Slogan e manifesti critici nei confronti del centrodestra, ma anche lancio di pomodori contro la Prefettura nel capoluogo partenopeo
Fischi, urla e manifesti: sono state diverse le contestazioni a esponenti di governo e del centrodestra nel 78esimo anniversario della Liberazione dell'Italia dal Nazifascismo. Nel corso delle manifestazioni e delle iniziative organizzate per la festa del 25 aprile in molte città ci sono state azioni per esprimere il dissenso. A Napoli manifesti con le foto capovolte della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, del presidente del Senato, Ignazio La Russa, del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e del ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, sono state affisse sotto le lapidi che in vari punti della città ricordano i martiri delle Quattro Giornate.
Sui manifesti la foto di Meloni è stata accompagnata dalla scritta "Pronti! (a rovinare il paese)"; sugli altri manifesti la scritta "Buon 25 aprile" è stata affiancata, nel caso di La Russa, dalle parole "dal presidente dei nostalgici", e di Valditara dalla scritta "dal ministro dell'umiliazione e della repressione". Infine sulla foto di Piantedosi dalla scritta "dal ministro delle morti in mare".
A Napoli è stata presa di mira anche la prefettura con un lancio di pomodori. Autori del gesto alcuni attivisti che hanno partecipato questa mattina alla manifestazione "Napoli Antifa". Il lancio "simbolico", spiegano gli attivisti del Laboratorio occupato Insurgencia, è stato fatto "a imperitura memoria del sangue che i migranti versano per arrivare sulle nostre coste". Infine nella città partenopea gli studenti hanno organizzato un'azione all'università con lo slogan ''Il vostro merito uccide'' contro il ministro Valditara.
A Milano durante il corteo è stata strappata una bandiera della Nato e sono stati esposti cartelli contro la premier Giorgia Meloni: ''Ieri contro il fascismo di Mussolini...oggi contro il fascismo di Meloni''. Un'altra contestazione è arrivata nei confronti del ministro Valditara, presente in città per partecipare ad alcuni momenti celebrativi, al termine della deposizione delle corone al Sacrario dei Caduti da parte di una decina di studenti che hanno ritenuto inopportuna la sua presenza.
E da Roma è arrivata la voce del presidente dell'Anpi provinciale Fabrizio De Santis, che intervenendo dal palco a Porta San Paolo durante la manifestazione antifascista, ha chiesto le dimissioni del presidente del Senato, Ignazio La Russa. ''Il presidente del Senato ha detto che farà qualcosa che metterà tutti d'accordo, quindi aspettiamo le sue dimissioni'', ha detto. Disappunto ribadito dalla partigiana Luciana Romoli che al grido di ''vergogna'' ha definito ''le esternazioni di La Russa un falso storico e un'offesa alla Resistenza".
A Grosseto l'Anpi ha contestato il sindaco di centrodestra Antonfrancesco Vivarelli Colonna per il mancato ritiro dell'intitolazione di una strada a Giorgio Almirante. Durante l'intervento del primo cittadino alla cerimonia per il 25 aprile i presenti dell'Anpi si sono girati di spalle, hanno iniziato a fischiare e a cantare Bella Ciao. Vivarelli ha così interrotto il discorso contrariato. Un altro sindaco di centrodestra ha subito lo stesso trattamento a Casale Monferrato: si tratta di Federico Riboldi di Fdi che è stato interrotto mentre declamava il suo discorso per la liberazione.
Fischi e urla a Genova contro il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il sindaco Marco Bucci nel corso dei loro interventi per il 25 aprile in piazza Matteotti. E contestazioni non sono mancate a Palermo dove a essere fischiato è stato il sindaco Roberto Lagalla.
Altri esponenti politici hanno denunciato di essere stati contestati nel corso di diverse iniziative per il 25 aprile. Tra questi Elena Donazzan (Fdi) e assessore regionale in Veneto che, arrivata a piazza dei Signori, a Vicenza, per le celebrazioni della Festa della Liberazione ha sottolineato: ''Questo mio primo 25 aprile l'ho vissuto con tensione perché sono stata costretta a essere scortata per arrivare qui e questo avverrà anche adesso che andrò via''.
Anche il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, oggi a Viterbo dove era stato invitato dal Prefetto a partecipare alla cerimonia del 25 aprile, ha denunciato di essere stato fischiato non appena ha preso la parola e per circa 3 minuti. ''Certo è davvero tragicomico come finti antifascisti, in nome di un’idea equivoca di libertà - ha detto il sottosegretario - abbiano tentato d’impedirmi di parlare, e cioè di negare quella libertà di espressione che dovrebbe essere uno dei valori fondanti di questa ricorrenza. Quello che è successo a Viterbo è la prova di come c’è chi utilizza il 25 aprile come strumento di lotta politica. Tutto ciò è inaccettabile''.