Le Nazioni Unite hanno indicato un obiettivo preciso: energia sostenibile per tutti al 2030 , ma oggi il 95% delle persone è ancora senza accesso a energia moderna in Africa sub-sahariana e Asia sud-orientale. Il tema al centro dell'impegno dell'associazione Wame & Expo
L'elettricità oggi è negata a un miliardo e trecento milioni di persone, il 18% della popolazione, e per una popolazione altrettanto numerosa l'accesso è saltuario e inadeguato. Non solo: due miliardi e settecento milioni di persone, il 40% della popolazione mondiale, sono senza "clean cooking facilities", ovvero cucinano e scaldano l'abitazione bruciando legna o altre biomasse, con danni gravi alla salute, all'ambiente e al proprio sviluppo sociale. 3,5 milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno per l'inquinamento dell'aria delle abitazioni causato da inefficiente combustione.
Le Nazioni Unite hanno indicato un obiettivo preciso: energia sostenibile per tutti al 2030. Tema al centro di Wame (World Access to Modern Energy, cioè accesso mondiale all'energia moderna) di cui si parlerà il 14 maggio a Palazzo Castiglioni a Milano. L'associazione senza scopo di lucro Wame & Expo è stata costituita da otto società del settore dell'energia (A2A, Edisono, Enel, Eni, E.On Italia, Gas Natural Italia, Gdf Suez Energia Italia e Tenaris-Dalmine, oltre a Expo2015 Spa) con l'obiettivo di sensibilizzare sul problema dell'accesso all'energia moderna.
Ma cosa significa "energia moderna"? Il termine è stato introdotto dall'Agenzia Internazionale dell'Energia e indica due modalità di energia essenziali: l'energia elettrica (per illuminazione, alimentazione dei telefoni, produzione del freddo per conservare medicine e vaccini) e un combustibile per cucinare ed eventualmente riscaldare l'abitazione che sia sicuro per l'ambiente e la salute.
La situazione è particolarmente grave nell'Africa sub-sahariana e nell'Asia sud-orientale: oltre il 95% delle persone senza accesso all'energia moderna vive in queste due aree e l'84% vive in zone rurali. In particolare è drammatica la situazione dell'Africa sub-sahariana, dove oggi 620 milioni di persone non hanno accesso all'elettricità e altre 730 milioni ricorrono a sistemi inefficienti e pericolosi per cucinare e scaldarsi.
Anche quando disponibile, l'energia ha comunque costi proibitivi rispetto alla capacità economica della popolazione e, in molti casi, il servizio resta scarso e inaffidabile. Il paradosso è che la regione africana dispone di risorse energetiche abbondanti non adeguatamente sfruttate né omogeneamente distribuite. Alcuni Paesi dell'area sono tra i principali produttori di energia (Nigeria, Angola, Guinea equatoriale, Congo, Gabon). Altri se ne stanno aggiungendo come il Mozambico e la Tanzania.
L'Africa gode anche di importanti risorse rinnovabili: basti pensare al solare, all'eolico nelle zone costiere e sugli altipiani, alla geotermia lungo la Rift Valley e alle bioenergie. Programmi adeguati di sviluppo del settore idroelettrico e mini-idroelettrico, così come soluzioni off-grid, potrebbero portare la produzione da rinnovabili a coprire, entro il 2040, il 40% dell'intera capacità di generazione.
I numeri sulle conseguenze sanitarie della questione sono impressionanti. Secondo l'Organizzazione Mondiale della sanità molte morti premature al mondo sono imputabili alla combustione di biomasse dentro l'abitazione: nel 2011 la stima fatta dall'Oms era di circa 2 milioni, prevalentemente dovute alle malattie respiratorie. Sulla base di ricerche più recenti l'Oms ha rivisto la stima in 3,5 milioni, tenendo presenti gli effetti sul sistema respiratorio e anche quelli sul sistema cardiovascolare e sulle cataratte.
Il lavoro avviato da Wame lascerà un'eredità alle future edizioni di Expo di Astana (2017) e Dubai (2020), per questo l'associazione ha sottoscritto la Carta di Milano come impegno a contribuire al raggiungimento dell'obiettivo di accesso universale all'energia e lavorerà sul tema anche attraverso una serie di appuntamenti che si svolgeranno durante l'Expo di Milano.