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Concretezza e vestibilità, la moda si adatta ai tempi

Cappotti avvolgenti, abiti materici e niente eccessi da parte dei brand che hanno sfilato alla fashion week di Milano, il quiet luxury resta dominante, con qualche twist inedito

La parata finale della sfilata Ferragamo fw 2024/25 (Ipa-Fotogramma)
La parata finale della sfilata Ferragamo fw 2024/25 (Ipa-Fotogramma)
26 febbraio 2024 | 11.29
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Tinte monocromo, cappotti protettivi e caldi, tagli severi e corazze 'cocoon'. Concretezza e vestibilità sono tornate a imporsi sulle passerelle milanesi dedicate al prossimo autunno-inverno e terminate con la romantica sfilata di Giorgio Armani tra fiori d’inverno, velluti e palette scure. Si può dire che il fashion system sia, ancora una volta, ancorato alla realtà e al new minimalism. E così, niente sensazionalismi o particolari colpi di testa hanno animato la fashion week, perché la moda è innanzitutto uno specchio dei tempi. E oggi bandisce ogni tipo di eccesso o di overdressing, ancora una volta a favore del quiet luxury, il lusso sussurrato e non ostentato che da diverse stagioni domina il mercato.

La maglieria è stata il fil rouge delle collezioni, rivisitata e reinterpretata in ogni sua possibile declinazione, come Iceberg, che l’ha resa protagonista assoluta del suo show celebrativo per i 50 anni. Il maglione, inoltre, si trasforma da caldo indumento a vezzo da adagiare sulle spalle di tailleur e cappotti (vedi Fendi) mentre il body si mette in mostra, assieme alla lingerie o al vestito sottoveste che spunta dalla gonna. I colori visti sulle catwalk rispecchiano quelli delle foglie autunnali e del bosco: nero, marrone, verde oliva, burgundy, con tocchi di ocra ma anche blu. La tinta protagonista è il nero, minimo comun denominatore delle passerelle: da Prada a Dolce&Gabbana, che ha dedicato un’intera collezione al tuxedo black, fino al romanticismo punk di Versace e ai look monogram di Philipp Plein o agli abiti sexy di Roberto Cavalli. Il total black non smette di conquistare gli stilisti, che lo declinano in ogni forma e dimensione.

Il monocromo la fa da padrone, come sulla passerella di Jil Sander, dove il colore viene declinato a tinta unita su ogni look. Stessa regola seguita da Sabato De Sarno per Gucci, che ha scelto tinte di toni accesi dal bordeaux ‘Ancora’ a punte di giallo e celeste ma anche blu, acceso da ricami di macro paillettes. Torna a imporsi il verde oliva, come nei coat e negli abitini di Ferragamo, che lo sceglie anche per le calzature. La vera chicca di stagione sono i colletti che decorano abiti, cappotti e camicie, come da Versace o Jil Sander. La lingerie, invece, si porta a vista. Lo sanno bene Gucci e Dolce&Gabbana, che non risparmiano di mostrare culotte e reggiseni in modo seducente e mai volgare. Il cappotto si fa protettivo, pur liberando le donne da ogni tipo di gabbia o costrizione, come il lavoro sartoriale fatto da Ermanno Scervino o da Maximilian Davis per Ferragamo, che ha riletto gli anni ’20 liberando il corpo.

Archiviate le t-shirt oversize e le felpe informi, il body torna a essere indossato al posto del top e messo in bella mostra o sbottonato sopra la gonna, come fanno Versace e Fendi. Trench mon amour da Tod’s, dove il nuovo direttore creativo Matteo Tamburini ne amplia i volumi e i tagli, Dolce e Gabbana lo ricopre di vinile nero, Moschino lo abbina a un filo di perle e Philipp Plein, lo allunga e lo declina in snakeskin. Massimalista, invece, Diesel, che ha aperto le porte del suo show al pubblico, tramite una videochiamata in diretta. Sulla passerella il denim è il protagonista assoluto mentre la maglieria pesante è arruffata per un effetto estremo da scenario post apocalittico in cappotti, giacche, gonne e boleri, cappelli, passamontagna e persino nel rivestimento dei cappucci.

Lato calzature, le cuissardes sono le vere protagoniste della stagione: portate altissime a mo’ di stivale da pescatore, come fa Ferragamo oppure da cavallerizza, con tacco rasoterra e morsetto, come da Gucci. Lo stivale alto, altissimo, che si ferma al ginocchio o sfiora l’inguine, è tra i pezzi chiave del guardaroba. Non più un mero accessorio da femme fatale, oggi lo stivale alla coscia è concreto e portabilissimo. Tra plateau vertiginosi e qualche stiletto visti sulle passerelle milanesi, emerge il mocassino sabot di con zeppa alta, mentre le ballerine con il cinturino sono protagoniste sulla passerella di Luisa Spagnoli, e le decollete di Ferragamo si ricoprono di piume e cinturini T-bar rosso lacca.

Il romanticismo del passato travolge diversi marchi, rispecchiando il mantra della moda vista come antidoto a tempi difficili. Lo sanno bene Miuccia Prada e Raf Simons, che hanno voluto traslare in capi di abbigliamento i concetti di buono e gentile contro l’aggressività dei tempi odierni. La collezione narra un nuovo romanticismo, che tra fiocchi, severe gonne asimmetriche con l’orlo alto, abiti in re-nylon e cappelli tipici delle divise militari ricoperti di piume o velluto, fonde frammenti di storia con la contemporaneità.

Corazze ‘cocoon’ sono quelle di puffer jacket, ecopellicce e cappotti morbidi, caldi, come quelli immaginati da Feben, con gonna a corolla o Jil Sander e Sara Cavazza Facchini per Genny e Luisa Spagnoli, morbidi, ampi, avvolgenti. Tornano in voga anche le stole, trasformate in accessorio irrinunciabile da Moschino, come quella dotata di guanto e appoggiata sugli avambracci. Giocano con il maschile-femminile Antonio Marras e Bottega Veneta, che sanno bene l’importanza di avere completi sartoriali nel proprio armadio.

Gli abiti materici, tattili, hanno fatto il buono e il cattivo tempo in passerella: dalle squame e frange di Ferragamo, ai torchon di tessuto sulle gonne degli abiti firmati Feben o i maglioni intrecciati di Missoni e le pennellate di vernice di Marni. Le borse, da sempre oggetto del desiderio di ogni donna, si rinnovano per la prossima stagione, come il nuovo modello a mezzaluna di Gucci, o quelle di Prada che si portano con il polsino in pelle inforcato sull’avambraccio che contagia i modelli Galleria, Cleo, le mini bag e i sacchetti in nylon.

Funzionale e trasversale, il lavoro di stilisti e maison storiche è restato, in questa tornata di sfilate, incentrato sull'identità concreta ed essenziale del made in Italy, nel tentativo di salvaguardarlo e tramandarlo. Perché è vero che la moda italiana riflette ancora una volta i tempi che viviamo e non cerca inutili sensazionalismi o frivolezze usa e getta, ma è anche decisa a ristabilire un equilibrio nel caos contemporaneo servendosi dell'artigianalità come principale driver. Un concetto che si riassume bene nelle parole di Toni Scervino nel backstage dello show di Ermanno Scervino: "Il bello e ben fatto va tutelato per evitare che scompaia. Il problema è reale. Va lanciato un appello per tramandare il Made in Italy. A breve ci sarà un problema di continuità e bisogna stare all’erta”. (di Federica Mochi)

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