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Rifiuti: Pisa, collaudati contenitori smaltimento materiali radioattivi

Sono stati collaudati e con l'approvazione da parte dell'Ispra saranno costruiti circa 2mila esemplari presso il centro di ricerche della Commissione europea Jrc a Varese per inglobare e stoccare rifiuti radioattivi

Il contenitore durante la prova di irraggiamento
Il contenitore durante la prova di irraggiamento
13 marzo 2015 | 11.29
LETTURA: 2 minuti

Collaudati i contenitori per lo smaltimento in sicurezza di materiali radioattivi a bassa attività all’Università di Pisa. La ricerca, durata 2 anni e finanziata da Ansaldo Nucleare, è stata condotta nel Laboratorio Scalbatraio del dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale, l’unico centro in Italia autorizzato per questi test.

“A seguito della validazione che abbiamo effettuato e della approvazione da parte dell’Ente di Sicurezza dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) – spiega Donato Aquaro, professore dell’Ateneo pisano responsabile scientifico della ricerca - saranno costruiti circa 2.000 esemplari presso il centro di ricerche della Commissione europea Jrc a Varese per inglobare e stoccare rifiuti radioattivi”.

I test sono stati effettuati su cinque contenitori di forma prismatica con un volume di circa 4 metri cubi al cui interno sono previsti o basket cilindrici per l’alloggiamento di fusti cilindrici o basket prismatici per stoccare componenti sfusi quali pompe, valvole, tubazioni, materiale lapideo ecc.

Entrambi i tipi di rifiuti sono stati quindi inglobati in una malta cementizia ad elevata fluidità e resistenza. In particolare, le prove di qualificazione effettuate sono state numerose sia per il contenitore sia per la matrice di inglobamento: irraggiamento accelerato su provini di malta; inglobamento di rifiuti nella malta con una ricetta realizzata al Laboratorio Scalbatraio; verifica dell’inglobamento dei rifiuti; test di caduta libera; prova termica in forno a 800° C per mezz’ora per simulare un incendio.

Quest’ultimo test è stato preceduto da una prova su un modello in scala ridotta presso il Laboratorio Scalbatrario con l’assistenza di una squadra di Vigili del Fuoco: la prova serviva a garantire che il bitume presente nei fusti di un contenitore non raggiungesse la temperatura di autocombustione, ovvero 250° C.

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