La filiera del frumento duro si concretizza nella lavorazione della granella per la produzione di pasta di semola, uno dei prodotti simbolo del made in Italy, per la quale oltre il 50% del fatturato si realizza sui mercati esteri. La domanda interna invece risulta da molti anni in lieve ma costante flessione; solo negli ultimi tre anni, segnali di ripresa provengono dalla pasta di semola 100% italiana che registra incrementi piuttosto significativi delle vendite. Lo evidenzia il report Ismea 'Tendenze sul frumento duro'.
La produzione nazionale di granella di frumento duro non è sufficiente a soddisfare la domanda estera e interna, risultando peraltro molto variabile nel tempo, sia in quantità sia in qualità. Molini e pastifici, quindi, hanno necessità di approvvigionarsi sui mercati esteri di partite di granella omogenee e con un livello qualitativo elevato; in media, i quantitativi della granella di provenienza estera rappresentano una quota oscillante tra il 30% e 40% del fabbisogno delle imprese di trasformazione.
I fondamentali che guidano il mercato sono regolati da variabili estremamente incerte e fortemente influenzate dagli andamenti internazionali, le variazioni di prezzo che si registrano per il frumento duro sono in larga misura da attribuire al disallineamento che si verifica tra offerta e domanda e che va a impattare sulla consistenza delle scorte.
Dal report Ismea emerge anche che i consumi di pasta 100% italiana volano, in controtendenza rispetto all'andamento flessivo degli acquisti di pasta in atto da tempo in Italia. In un comparto ormai maturo, il richiamo all'origine nazionale della materia prima ha fornito infatti un forte stimolo all'acquisto da parte delle famiglie.
Nel 2019 la confezioni che esibivano in etichetta la dicitura 100% italiana hanno avuto una crescita a doppia cifra (13% sia a volume che a valore), ancora più marcata se si prende in esame solo il primo semestre dell'anno (+23% l'incremento delle quantità e +28,5% quello della spesa).
Il peso detenuto dalla pasta 100% italiana sui consumi totali di pasta di semola secca è costantemente aumentato: da una quota del 14% in volume e del 17% in valore nel 2018, ha superato oggi il 20% in volume e valore.