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Inps, nel 2021 domanda di lavoro +23% nelle costruzioni e +24% nella ricerca del personale

La domanda di lavoro nel 2021 ha fortemente recuperato rispetto al 2020 (+7,5%) ma è rimasta ancora al di sotto del livello del 2019

Immagine di repertorio - FOTOGRAMMA
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15 agosto 2022 | 12.03
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I segnali di recupero della domanda di lavoro nel 2021 risultano generalizzati a tutti i settori, con le variazioni più intense nelle costruzioni (+23%) e nella ricerca-selezione del personale (+24%). Emerge dal XXI Rapporto annuale dell'Inps. 

La domanda di lavoro nel 2021 ha fortemente recuperato rispetto al 2020 (+7,5%) ma è rimasta ancora al di sotto del livello del 2019: -1,7%, corrispondendo a circa 270.000 anni-uomo in meno (un 'anno-uomo' corrisponde a 312 giornate retribuite dal datore di lavoro nell’anno, al netto delle giornate eventualmente indennizzate per cig o malattia). Ciò è interamente dovuto al settore privato mentre nel comparto pubblico il livello della domanda è rimasto costante, grazie al fatto che la crescita nei comparti istruzione e sanità ha bilanciato l’andamento opposto delle amministrazioni centrali e locali.

"In pochi comparti il livello della domanda ha superato quello del 2019: oltre alle costruzioni e al caso sui generis della selezione del personale, ciò è stato raggiunto da utilities, metalmeccanico, istruzione e sanità", spiega l'Inps aggiungendo che gli ambiti nei quali la caduta della domanda appare ancora assai pronunciata sono alberghi e ristorazione (-27% sul 2019), tessile-abbigliamento-calzature (-12%), altri servizi quali intrattenimento (-11%). Se consideriamo solo le piccole imprese, fino a 15 dipendenti, si riscontra che - nonostante l’ottima dinamica di crescita evidenziata nel 2021 (+12%) - la distanza dal 2019 è tuttora nettamente più pronunciata (-7%) e superiore a quella media complessiva.

Sembra, dunque, che la domanda effettiva di lavoro espressa dalle imprese maggiori sia stata meno pesantemente condizionata dall’altalena generata dalla pandemia. La distribuzione della domanda per tipologia contrattuale e regimi di orario segnala che nel 2021 l’apporto del lavoro a tempo indeterminato è inferiore del 2,1% al livello 2019, quello del lavoro stagionale è sotto dell’11,2% mentre quello del lavoro a termine è modestamente superiore: +1,5%.

Nel confronto con il 2020, la domanda a tempo indeterminato cresciuta (+5,3%) è frutto essenzialmente del rientro degli organici dalla cig, con il recupero seppur incompleto della contrazione 2020 quantificabile in un milione di unità di anni-uomo.

Considerando la quota di domanda che ha interessato rapporti a part time si evidenzia - nonostante il rimbalzo nel 2021 particolarmente favorevole (+9,5%) - un livello ancora nettamente distante da quello del 2019 (-7,4%). Questa maggior variabilità dei rapporti a part time sottintende come all’orario di lavoro più corto sia associata, di fatto, anche una maggior flessibilità funzionale.

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