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Imprese: lo studio, più sostenibili considerando fattori 'esg'

Imprese: lo studio, più sostenibili considerando fattori 'esg'
16 ottobre 2017 | 15.20
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Investire tenendo sempre più in considerazione anche i fattori ambientali, sociali e di governance (esg) con i quali valutare la sostenibilità delle performance finanziarie delle aziende. E' quanto emerge dallo studio realizzato dall’Associazione italiana degli analisti e consulenti finanziari (Aiaf), l’Università̀ di Milano-Bicocca e Plef, 'La comunicazione dei rischi climatici e delle informazioni sulla sostenibilità', presentato oggi a Roma, in occasione del convegno 'Le strategie delle imprese sostenibili e l’incremento del loro valore finanziario'.

"Oggi viviamo -spiegano Andrea Gasperini, responsabile progetto Mission Intangibles di Aiaf, e Federica Doni, ricercatrice del dipartimento di Economia aziendale dell'Università Bicocca- in un mondo dove gli aspetti ambientali, sociali, la governance e la sostenibilità stanno acquisendo sempre più attenzione; sono argomenti ormai diventati mainstream e le aziende stanno riscontrando un vero interesse anche da parte degli investitori istituzionali che hanno una visione di lungo termine quali ad esempio i fondi pensione, i fondo sovrani, le compagnie di assicurazione e più recentemente anche gli ordini religiosi".

"Gli investitori a lungo termine -fanno notare- da sempre prestano attenzione alla creazione di valore e ora anche alla sostenibilità, ai fattori esg, ai rischi climatici e al capitale naturale in quanto ritengono che hanno un potenziale impatto rilevante e materiale anche sulle loro decisioni di investimento superando, quindi, l’iniziale scetticismo che gli investimenti socialmente responsabili comportano spesso un rendimento penalizzante".

"Molti investitori -continuano Gasperini e Doni- stanno iniziando a prendere sempre più in considerazione anche le metriche esg, attraverso le quali valutare la sostenibilità delle performance finanziarie delle aziende e stanno concentrando, quindi, la loro attenzione su quelle la cui gestione comporta un positivo impatto sul cambiamento climatico attualmente in corso, adottano strategie di disinvestimento dai combustibili fossili, prestano attenzione ai rischi e alle opportunità di una transizione verso una economia a basso utilizzo del carbone, non sono causa di elevate emissioni di gas serra (ghg) tra i quali l’anidride carbonica, il protossido di azoto, il metano e i f-gases e perseguono una strategia di decarbonizzazione".

"Le aziende -sostengono- devono fornire informazioni di carattere non finanziario chiare e coincise per gli investitori, che sempre più considerano anche i rischi climatici come un fattore critico che ha un impatto sul valore aziendale e sulle loro decisioni". "Decisioni di investimento -sottolineano- che potrebbero comportare gravi conseguenze sull’ambientale, in particolare per quanto riguarda il consumo di acqua, la produzione di rifiuti ed emissioni di gas ad effetto serra, possono essere causa di una riduzione del valore sostenibile nel medio e lungo termine".

Dallo studio emerge che organizzazioni e aziende, fondi pensione, fondazioni, think tank, compagnie di assicurazione, istituti di credito, sentono la necessità di adottare pratiche responsabili e sostenibili. Rispetto al passato, la novità è rappresentata soprattutto dagli ordini religiosi che sempre più si stanno avvicinando a forme di investimento che prevedono un disinvestimento dalle fonti fossili e un reinvestimento in quelle rinnovabili. "La conclusione alla quale il nostro studio giunge -sostiene Andrea Gasperini, responsabile gruppo di lavoro 'Mission Intangibles' di Aiaf- è che il trend green è oramai inarrestabile e che, qualsiasi sia la retorica politica, il cambiamento climatico indiscutibilmente influenzi le decisioni di investimento in tutti i settori finanziari con investitori che tengono sempre più in considerazione la creazione di valore, la sostenibilità, i fattori ambientali, sociali e la governance e i rischi climatici".

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