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Welfare: C.Fogliani (Welfare Company), tecnologia aiuto servizi persona

Chiara Fogliani - (foto Adnkronos)
Chiara Fogliani - (foto Adnkronos)
08 maggio 2017 | 15.31
LETTURA: 5 minuti

Tutto è iniziato con le convenzioni con gli esercizi di ristorazione per chi lavorava in un'azienda sprovvista di mensa. Poi è arrivato il buono pasto, dapprima cartaceo e ora 'smart', rilevato da lettori elettronici. Ma quello che offre oggi il welfare aziendale è molto di più: una gamma di servizi personalizzati, 'costruiti' attorno alle esigenze di azienda e lavoratori, dalla possibilità di pagare la baby sitter alla palestra per sé o per i familiari. Tutto questo grazie a uno sviluppo della normativa (la legge di stabilità 2017 ha innalzato i limiti entro i quali si applica la defiscalizzazione dei premi di risultato e l'esenzione totale per i servizi) e grazie ad apposite piattaforme tecnologiche.

E' il caso di MyWelfare, la piattaforma online, personalizzabile e user-friendly, lanciata da Welfare Company, che consente alle imprese e ai loro dipendenti di accedere ad un modello innovativo di servizi integrati per la gestione dei flexible benefits.

"My welfare -spiega a Labitalia Chiara Fogliani, Ceo di Welfare Company, società di QUI! Group che affianca le imprese con un set completo di servizi di supporto al welfare aziendale- è una piattaforma tecnologica che permette ai lavoratori delle aziende di accedere a tutti quei servizi che sono previsti dalla normativa e che permettono uno sgravio fiscale totale sia per le aziende sia per il lavoratore".

Il welfare di ultima generazione presenta molti vantaggi che Chiara Fogliani esemplifica così: "Su 1.000 euro che l'azienda destina a premi di produttività, l'azienda paga 375 euro di tasse, quindi per l'azienda il costo finale è di 1.375 euro, mentre il lavoratore percepisce in busta paga 820 euro, quindi 180 euro in meno rispetto ai 1.000 erogati. Con la piattaforma di welfare aziendale MyWelfare, invece l'azienda eroga 1.000 euro e paga 1.000 euro netti, e anche il lavoratore riceve in busta paga 1.000 euro netti. Che grazie agli sconti e alle convenzioni inserite all'interno della piattaforma, equivalgono ad un potere d'acquisto di 1.200-1.300 euro".

La piattaforma serve per accedere, aggiunge Fogliani, "a un mondo di servizi, serve a renderli immediatamente accessibili e permette di raggiungere i bisogni primari delle persone come la spesa, la benzina, la telefonia, la sanità, la previdenza complementare fino ad arrivare a bisogni ricreativi e culturali come il tempo libero, i viaggi e lo sport".

Tra i servizi più richiesti, spiega la Ceo, ci sono quelli relativi alla sanità e poi, "a seconda dell'azienda e dell'età media della popolazione aziendale, ci sono tante richieste per asili, sport e cultura". In generale, sono molto utilizzati i servizi di istruzione, sanità e formazione, "ma sempre di più -avverte- stiamo assistendo a una varietà di richieste". La tendenza, insomma, è quella "della personalizzazione". "Noi di Welfare Company -spiega Fogliani- stiamo puntando a creare un abito su misura non solo per l'azienda, ma anche per il lavoratore dando la possibilità alle persone di usufruire appieno e in maniera personalizzata di questi servizi".

Ma fare politiche di welfare in azienda non significa solo 'fare del bene'. Analisi e ricerche hanno confermato infatti l'importantanza di un elemento chiave: ossia l'incremento di produttività. "Con l'introduzione dei benefits aziendale -illustra Fogliani- c'è un aumento della fidelizzazione che si esprime anche nella capacità di trattenere i giovani talenti in azienda, c'è una diminuzione del turn over, un rientro anticipato dai congedi di paternità e maternità...". Insomma, il welfare aziendale diventa fondamentale non solo "in termini di diffusione del benessere -aggiunge Fogliani- ma le aziende italiane si stanno rendendo conto che investire sul capitale umano è investire sulla prima risorsa dell'azienda, perchè le aziende stesse sono fatte di persone".

Dando uno sguardo all'Europa, osserva la Ceo di Welfare Company, "su certe tematiche siamo indietro: in Francia e in Olanda, ad esempio, il welfare aziendale è già molto sviluppato accanto ad un sistema di welfare pubblico molto evoluto".

"Invece qui in Italia le aziende stanno subentrando con le iniziative private, anche per riuscire a colmare quello che il welfare pubblico non riesce più a fare. E il welfare aziendale diventa ancora più basilare per aiutare lo stato ad avere risorse che in tal modo si liberano e che possono essere destinate a politiche sociali importanti", conclude.

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