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Abitudini consumatori cambiano e dettano nuove regole trasformazione digitale

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Abitudini consumatori cambiano e dettano nuove regole trasformazione digitale
09 maggio 2022 | 19.11
LETTURA: 3 minuti

In occasione della giornata europea delle pmi, il prossimo giovedì 12 maggio, Vista ha condiviso una serie di dati che rivelano l’importanza del processo di trasformazione digitale che molte piccole e medie imprese autonome del nostro Paese devono ancora affrontare. Secondo quanto rivelato recentemente da un’indagine Istat, l’80% delle imprese italiane con almeno 10 addetti si colloca ancora a un livello ‘basso’ o ‘molto basso’ di digitalizzazione, risultando in un numero ridotto di pmi che hanno avviato vendite online nonostante la pandemia

A questo si aggiungono i risultati del sondaggio condotto da Vista che analizzando le abitudini dei consumatori italiani rivela che quasi il 90% infatti ha dichiarato di aver acquistato online molto più di prima, a causa della pandemia.

Sebbene fare acquisti nei piccoli negozi di quartiere sia ancora un’esperienza gradevole per molti (85%), una percentuale significativa di intervistati (35%) riconosce che doversi recare nei negozi fisici rappresenta spesso un inconveniente, così come la mancanza di disponibilità degli articoli cercati (27,5%), la preoccupazione di ritrovarsi vicino a persone affette da Covid-19 (23,5%), le code per pagare gli articoli (23%) o gli orari di attività che non sempre sono adeguati alle esigenze dei consumatori (16,5%).

In quanto alle principali cause di frustrazione riscontrate durante lo shopping online, i consumatori evidenziano: l’impossibilità di toccare i prodotti prima di acquistarli (50%); l’impossibilità di parlare con qualcuno che possa fornire consigli (21%); l’impossibilità di acquistare i prodotti delle piccole imprese che non hanno una presenza online.

Tra l’altro, è stata proprio la pandemia ad aver rispolverato una tendenza che era stata a lungo dimenticata: quella di sostenere le piccole imprese indipendenti che offrono prodotti unici e che tengono in piedi l’economia dei quartieri.

Per quanto riguarda lo shopping online, gli italiani danno maggiore importanza ai seguenti fattori: la possibilità di fare acquisti comodamente da casa (34%); la possibilità di procurarsi prodotti di diverso tipo senza doversi recare in più luoghi (22%); la possibilità di confrontare i prezzi dei prodotti e di scegliere ciò che si adatta meglio alle proprie tasche e necessità (18,5%); la possibilità di gestire una lista dei desideri o un carrello della spesa virtuale per un lungo periodo fino a quando non si è pronti ad acquistare (5,5%).

Per questo motivo, per il 93% delle persone intervistate è diventato quasi indispensabile poter trovare i freelancer e le piccole imprese su Internet. Tuttavia, essere presenti sul web non basta: occorre intendersi di marketing, seo, social media, brand design e pubblicità.

“L’alfabetizzazione digitale è necessaria, certo, ma richiede tempo e impegno di cui molti proprietari di piccole imprese non dispongono. È impossibile pensare che una sola persona possa essere esperta in contabilità, gestione, marketing, branding, diritto, logistica e tutta una serie infinita di nozioni necessarie per dirigere con efficacia una nuova impresa. Per fortuna le pmi non sono sole: Vista si propone come partner strategico per gli imprenditori e le piccole imprese che hanno bisogno di assistenza con la realizzazione dei prodotti per il marketing, sia fisici che digitali, con la riprogettazione del logo o con la creazione di un sito web da zero, e che desiderano gestire tutto ciò con semplicità e autonomia”, dichiara Richard Moody, direttore generale di Vista per l’Europa centrale, settentrionale e meridionale.

Molte imprese si sono già messe all’opera. Vista ha elaborato una classifica dei primi 5 settori in cui le piccole imprese e gli imprenditori hanno ordinato con più frequenza dei prodotti per il marketing o hanno contrattato dei servizi web o delle consulenze digitali attraverso la sua piattaforma in Italia dalla metà del 2020 a oggi: servizi sanitari e sociali (17%): sport e fitness (11,9%); edilizia e ristrutturazioni (11%); arte e intrattenimento (7,3%); agricoltura e allevamento (7%). “Prendersi cura di sé, in tutte le forme, è stata una priorità per molti consumatori durante e dopo la pandemia. Non stupisce, quindi, osservare la presenza in cima alla classifica di imprese legate alla salute fisica e mentale, alla cura del corpo, della casa e degli spazi in cui viviamo o al cibo che consumiamo”, conclude Moody.

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