"Nel Vecchio continente l'80% dei contagi. In tutto il mondo sono stati registrati più di 6mila casi in 58 Paesi"
"L'Europa è l'attuale epicentro dell'epidemia di vaiolo delle scimmie, riportando oltre l'80% dei casi a livello globale". Contagi sottostimati, perché "il testing resta una sfida ed è altamente probabile che ci sia un numero significativo di casi non rilevati". Lo ha evidenziato nel corso del periodico aggiornamento per la stampa il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, precisando tuttavia che anche "in Africa si registrano casi in Paesi non precedentemente colpiti e numeri record in luoghi senza esperienze passate di focolai di Monkeypox".
"L'Oms sta lavorando con i Paesi e i produttori per coordinare la condivisione dei vaccini, che attualmente sono scarsi e devono essere accessibili alle persone più a rischio", ha sottolineato il Dg dell'Agenzia Onu per la salute.
L'organizzazione, ha aggiunto, "sta anche lavorando a stretto contatto con la società civile e la comunità Lgbtqi+, in particolare per abbattere il muro dello stigma nei confronti dell'infezione e diffondere informazioni in modo che le persone possano proteggersi". Il numero uno dell'Oms ha voluto "elogiare coloro che stanno condividendo video online tramite i canali social, parlando dei loro sintomi e delle esperienze con il Monkeypox. Questo è un modo positivo per sconfiggere lo stigma su un virus che può colpire chiunque".
"Continuo a essere preoccupato per le dimensioni e la diffusione del virus del vaiolo delle scimmie. In tutto il mondo sono stati registrati più di 6mila casi in 58 Paesi", tanto che "ho intenzione di convocare nuovamente il Comitato di emergenza" che nelle scorse settimane si è espresso sulla non opportunità di dichiarare il Monkeypox virus emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale (Pheic), "in modo che" gli esperti "siano aggiornati sulla situazione epidemiologica attuale e sulla sua evoluzione, e sull'attuazione delle contromisure. Li riunirò nella settimana del 18 luglio o prima, se necessario", ha quindi annunciato il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità.