Per Berlino ci sarebbero "implicazioni significative sulla produzione". La multinazionale non è"per niente" d'accordo con la proposta
Revocare i brevetti dei vaccini? No. Angela Merkel e la Pfizer uniti nell'opposizione alla proposta, avanzata dal presidente americano Joe Biden, che monopolizza il dibattito. La cancelliera tedesca appare scettica. "La protezione della proprietà intellettuale è una fonte di innovazione e deve rimanere tale anche in futuro", ha affermato una portavoce del governo al quotidiano Sueddeutsche Zeitung.
"Il fattore limitante nella produzione di vaccini - ha aggiunto - è la capacità di produzione e gli elevati standard di qualità, non i brevetti". "Stiamo lavorando in molti modi su come migliorare le capacità di produzione in Germania e nell'Unione europea, ma anche a livello mondiale, e anche le aziende interessate lo stanno facendo", ha proseguito la portavoce. La proposta degli Stati Uniti, ha commentato, ha "implicazioni significative per la produzione di vaccini nel suo complesso".
Più netta la posizione del ceo della multinazionale farmaceutica americana Pfizer, Albert Bourla, che non è "per niente" d'accordo alla revoca. La Pfizer ha prodotto e commercializzato, insieme all'azienda tedesca BioNTech che l'aveva sviluppato, il primo vaccino contro il covid approvato in Occidente.
Tra i perplessi/contrari anche la Svizzera. In una dichiarazione trasmessa all'agenzia Keystone-ATS, la Segreteria di Stato dell'economia (Seco) ritiene "significativo" l'annuncio arrivato dagli Stati Uniti. Per la Seco, tuttavia, questa sospensione temporanea non garantirà un accesso "equo, economico e rapido" ai vaccini e ad altre tecnologie contro la pandemia. Per la Confederazione non esiste infatti una soluzione semplice, poiché ci sono numerosi elementi da considerare.
Il presidente della Confederazione Guy Parmelin, intervistato oggi alla Srf ha difeso le protezioni sui brevetti. Secondo il capo del Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca (Defr), ciò è "necessario" per l'innovazione. Didier Chambovey, ambasciatore elvetico presso l'Organizzazione mondiale per il commercio (Wto), ha dal canto suo ribadito a più riprese che le aziende farmaceutiche non dovrebbero essere dissuase o scoraggiate dall'investire nell'innovazione e nella ricerca di nuovi farmaci.
La decisione potrebbe anche portare a problemi in future pandemie, ha avvisato invece Felix Addor, sostituto direttore dell'Istituto Federale della Proprietà Intellettuale (Ipi). È infatti da chiedersi quale possa essere il contributo di alcuni attori in gioco se poi le regole vengono sospese in corsa.
La Svizzera - che sulla questione ha ricevuto critiche a livello nazionale e internazionale - si è tuttavia detta "pronta" a continuare le discussioni avviate all'interno del Wto.
La Confederazione si è poi difesa ricordando il sostegno di Berna a diverse iniziative volte ad aumentare le capacità di produzione dei vaccini e una loro equa distribuzione. Citando il programma Covax e i milioni di franchi - in totale 700 - destinati a varie iniziative internazionali (fra le quali, con 300 milioni, l'"Access to COVID-19 Tools Accelerator") per frenare la pandemia, le autorità elvetiche hanno segnalato diversi problemi riscontrati a livello globale che vanno dalla fornitura di dosi all'attuazione delle campagna di vaccinazione nei vari Paesi.