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Ucraina-Russia, Massolo: "Anno di transizione, capire punto di caduta"

Il presidente dell'Ispi: "E' cambiato il paradigma dell'Occidente, da aiutiamoli a vincere ad aiutiamoli a metterli in sicurezza"

Ucraina-Russia, Massolo:
23 febbraio 2024 | 14.10
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Il terzo anno di guerra in Ucraina nel quale stiamo entrando sarà “di transizione”, bisognerà capire “quale può essere il punto di caduta”, mentre nel frattempo in Occidente si è assistito a “un cambio di paradigma, per cui si è passati dall’’aiutiamoli a vincere all’aiutiamoli a metterli in sicurezza’”. Alla vigilia del secondo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, Giampiero Massolo, presidente dell’Ispi, parla con l’Adnkronos di quello che potrebbe essere lo scenario futuro, con sullo sfondo la ‘war fatigue’ e la prospettiva di elezioni importanti al di qua e al di là dell’Atlantico.

“Con la controffensiva ucraina che non è andata a buon fine, la guerra diventata di attrito e le attuali regole di ingaggio”, per cui non si va allo scontro diretto tra Nato e Russia, “non si intravvedono possibilità di rimandare i russi a casa dal territorio che hanno occupato”, ragiona Massolo, per il quale da questa situazione discendono “alcune conseguenze, a cominciare da una certa stanchezza sia in Europa che negli Stati Uniti, dove si terranno tornate elettorali importanti, le prime segnate dalle diverse contingenze economiche nei vari Paesi, le seconde da una campagna elettorale particolarmente divisiva”.

E in questo contesto, sottolinea l’ex segretario generale della Farnesina e del Dis, “si è via via assistito ad un cambio di paradigma, per cui si non si dice più ’aiutiamo l’Ucraina a vincere’, ma ‘aiutiamola a metterla in sicurezza’, un cambio di paradigma che avrà delle conseguenze di cui nessuno parla apertamente, ma che vuol dire ammettere il perdurare di una certa situazione sul terreno e fare pressione su Kiev perché assuma una posizione più realistica, quindi difensiva”.

Questo non significa, avverte Massolo, che “gli aiuti cesseranno”, come dimostra il pacchetto da 50 miliardi di euro approvato dall’Ue, mentre “è prevedibile che alla fine qualche forma di aiuto arriverà anche dagli Stati Uniti, consentendo di reggere ancora quest’anno”. Ma vuol dire che bisognerà usare questo periodo per “tentare una quadratura del cerchio”, in una fase in cui “si proietta l’ombra di Trump, con l’estremizzazione di quelle tendenze”, la stanchezza e il cambio di paradigma, spiega l’ambasciatore.

Per il quale la quadratura del cerchio consiste nel “definire quale può essere un punto di caduta, quale può essere l’accomodamento, che non può essere ovviamente alle condizioni di Vladimir Putin, perché le democrazie occidentali non possono cedere all’autocrazia russa”. Le ipotesi sono quelle di un “accomodamento di fatto”, con un conflitto che “si addormenta, con il riconoscimento implicito di una situazione sul terreno”, o “un accomodamento negoziato, ma bisogna vedere cosa è accettabile da parte ucraina”.

Ed è su questo che Europa e Stati Uniti “avranno un ruolo importante, perché qualsiasi tipo di accomodamento non può non passare attraverso un avvicinamento dell’Ucraina alla comunità euroatlantica, con tempi e modalità definiti dall’Ue e dalla Nato e in questo caso il vertice dell’Alleanza a luglio a Washington sarà una tappa evidentemente importante”, dice il presidente dell’Ispi.

Ma per l’Europa tutto questo comporta una “sfida ulteriore”: “L’Ue, tanto più nel caso di una presidenza Trump, ma pure con un secondo mandato Biden, dovrà mettere mano in maniera decisa allo sviluppo di una dimensione di difesa e di sicurezza. Il che non vuol dire nutrire sogni di indipendenza strategica – mette in chiaro Massolo – perché non è alle viste e l’Europa non è in grado di farlo, ma significa sviluppare un solido pilastro europeo nella Nato e anche una ragionevole capacità autonoma di sviluppare una deterrenza verso il proprio estero vicino”. La conclusione, sintetizza, è che, “salvo sviluppi improvvisi, questo sarà un anno di transizione, all’insegna del realismo che emerge dalla situazione sul terreno e delle nostre regole di ingaggio”.

Infine, un passaggio su Volodymyr Zelensky e la sua leadership un po’ appannata: “Due anni di conflitto avrebbero logorato chiunque. Finché c’è lo stato di guerra, in base alla Costituzione ucraina non possono tenersi le elezioni”, che sarebbero state previste quest’anno. “Non dimentichiamo che il presidente non ha alle spalle alcun partito, il giorno in cui dovesse tenersi il voto, questo potrebbe pesare”, chiosa Massolo.

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