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Turchia, blitz polizia in sede quotidiano anti-Erdogan: proteste e scontri. Licenziato direttore

(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP
05 marzo 2016 | 07.49
LETTURA: 4 minuti

La polizia turca è tornata a sparare i gas lacrimogeni contro un gruppo di persone che questa mattina si erano radunate di fronte alla sede di Zaman. Il quotidiano di opposizione ieri è stato sottoposto ad amministrazione controllata per presunto sostegno al cosiddetto 'Stato parallelo', vale a dire l'apparato di potere legato all'imam Fethullah Gulen, nemico del presidente Recep Tayyip Erdogan.

Tra i circa 500 manifestanti ci sarebbero dei feriti. Oltre ai lacrimogeni, la polizia è ricorsa a cannoni ad acqua e proiettili di gomma, come già avvenuto ieri sera. Lo stesso Zaman ha pubblicato su Twitter alcune foto. I manifestanti, tra i quali molte donne, si erano riuniti mostrando una copia del giornale, tra i più letti in Turchia.

Ieri sera, a poche ore dalla sentenza del tribunale, la polizia turca aveva fatto irruzione nella sede del quotidiano turco di opposizione 'Zaman' di fronte al quale centinaia di persone stavano protestando. Su Twitter, un giornalista di 'Zaman', Emre Soncan, Abdullah Ayasun, ha scritto: "Un esercito di polizia antisommossa all'interno di Zaman. Mi hanno buttato fuori".

Oggi è il primo giorno in cui il quotidiano e la sua versione in inglese sono affidati ai curatori. La decisione del tribunale di Istanbul è stata duramente criticata dall'opposizione turca e dalle ong internazionali, che hanno denunciato un altro duro colpo alla libertà dei media in Turchia.

E' più che mai tesa l'atmosfera all'interno della sede di Zaman. I curatori nominati dalla autorità turche si sono insediati questa mattina, entrando nella sede sotto la scorta della polizia. La loro prima decisione è stata quella di licenziare in tronco il direttore della testata Abdulhamit Bilici. E' stato inoltre bloccato il sistema di gestione dei contenuti e il sito di Zaman, sia in turco che in inglese, è fermo da alcune ore.

E' andata peggio all'agenzia Cihan, che come Zaman fa parte del gruppo editoriale Feza, interamente commissariato. Il suo sito è stato oscurato e chi prova ad accedere alle sue pagine in inglese o in turco trova solo una schermata bianca con un messaggio di errore.

Twitter resta lo strumento con cui i giornalisti di Zaman continuano a comunicare e a denunciare quello che considerano un abuso. L'account di Zaman, probabilmente gestito dall'estero, è ancora attivo e ha pubblicato le foto di manifestanti feriti dalla polizia mentre protestavano contro la misura che ha colpito il quotidiano. Anche singoli giornalisti usano Twitter per comunicare quello che sta succedendo in redazione. Una di loro ha scritto che i curatori hanno addirittura vietato ai redattori di andare in bagno in più di uno per volta. "Se dovete andarci - avrebbero detto - assicuratevi che non ci sia nessun altro".

Intanto una petizione online è stata lanciata da 'Index on Censorship' per chiedere al tribunale di Istanbul di rivedere la sentenza che ieri ha posto sotto commissariamento Zaman e per chiedere anche a Erdogan di mettere fine alla sua stretta sui media del paese. "Unitevi - si legge nella petizione lanciata su change.org - a 'Index on Censorship', agli scrittori, giornalisti e artisti di tutto il mondo nel condannare il sequestro scioccante del gruppo editoriale indipendente Zaman".

Il portavoce del Dipartimento di Stato degli Usa, John Kirby, ha definito "preoccupante" il commissariamento del quotidiano turco. "Vediamo questa mossa - ha affermato Kirby parlando con i giornalisti - come l'ultima di una serie di azioni giudiziarie e legislative preoccupanti prese dalle autorità turche contro i media a contro le altre voci critiche" nei confronti del governo.

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