Il gigante asiatico considera la questione di Taiwan, di fatto indipendente, un "affare interno" e non tollera "interferenze
La visita di Nancy Pelosi a Taiwan, che la Cina considera una "provincia ribelle" da "riunificare", non è stata "a difesa di democrazia e libertà", ma bensì una "provocazione" per la "sovranità e l'integrità territoriale" del gigante asiatico e "contromisure" sono la risposta "giusta". Si è espresso così Ma Xiaoguang, portavoce dell'Ufficio per gli Affari di Taiwan del Consiglio di Stato cinese, in dichiarazioni riportate dall'agenzia ufficiale Xinhua nel mezzo di un'escalation di tensioni, tra retorica e maxi manovre militari.
Il gigante asiatico considera la questione di Taiwan, di fatto indipendente, un "affare interno" e non tollera "interferenze", insiste sulla "politica di una sola Cina", sui suoi "interessi di sviluppo", oltre che su "sovranità e sicurezza". E, secondo Ma, è "giusto e naturale" che la Cina adotti le "contromisure necessarie" a tutela di "sovranità e integrità territoriale".