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Nizza, l'accusa di Libération: "L'ingresso alla Promenade non era protetto dalla polizia"

(Afp) - AFP
(Afp) - AFP
21 luglio 2016 | 09.23
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"Contrariamente a quanto affermato dal ministero dell'Interno, l'ingresso del perimetro pedonale della Promenade des Anglais non era protetto dalla polizia nazionale" la sera del 14 luglio. A scriverlo è 'Libération' in un'inchiesta sulla sicurezza la sera dell'attentato di Nizza che intitola "Attentato di Nizza: lacune di sicurezza e una bugia" in cui parla di "una mancanza di trasparenza che intacca la fiducia nell'esecutivo".

"A credere al nostro primo ministro, Manuel Valls, e al suo ministro dell'Interno, Bernard Cazeneuve - scrive il giornale - non ci sarebbero state lacune nella nostra corazza antiterrorista il 14 luglio. Eppure, la nostra inchiesta sulle condizioni di sicurezza a Nizza mette in luce un certo numero di zone d'ombra. Cazeneuve dovrà spiegare perché lui e il suo prefetto hanno travestito, a posteriori, la realtà del dispositivo di protezione dei 30mila spettatori dei fuochi di artificio".

"Siamo chiari: il problema non è il dispositivo, che è facile criticare a dramma consumato - prosegue ancora il giornale in un editoriale dedicato allo stesso tema - "ma l'assenza di trasparenza e dunque di responsabilità dei servizi dello Stato. Non nascondere nulla degli errori commessi per non tornare a commetterli è un dovere. E una necessità democratica: mettere un coperchio su ciò che è accaduto a Nizza - per non dire nascondere - non è affatto rassicurante. Questo genera fantasmi, voci e teorie di complotti".

Il ministro dell'Interno francese Bernard Cazeneuve ha incaricato l'Ispettorato generale della polizia nazionale di effettuare "una valutazione tecnica del dispositivo di sicurezza e ordine pubblico" in funzione la sera del 14 luglio a Nizza. Questa "inchiesta amministrativa" della cosiddetta "polizia delle polizie" consentirà di stabilire "la realtà di quel dispositivo, mentre proseguono inutili polemiche", afferma oggi lo stesso ministro in un comunicato in cui parla di "misura di trasparenza e verità". Cazeneuve ha reagito con forza in nottata all'inchiesta di 'Libération' in un comunicato in cui parla di "contro-verità" e annuncia che la prefettura della regione Alpes-Maritimes ha fornito al quotidiano "l'insieme delle risposte alle sue domande".

Dopo l'annuncio dell'avvio dell'inchiesta amministrativa, i cui risultati saranno resi noti "la prossima settimana", il presidente francese François Hollande ha sottolineato che "non c'è spazio per polemiche", promettendo che sul dispositivo di sicurezza messo in campo la sera della stage di Nizza ci sarà "verità e trasparenza".

"Quando c'è un dramma, una tragedia, in questo caso un attacco con molte vittime, ci sono necessariamente delle domande - ha detto il capo di Stato in una conferenza stampa congiunta a Dublino con il primo ministro irlandese Enda Kenny - Non c'è spazio per polemiche, c'è spazio per la verità e la trasparenza, ed è per questo che Bernard Cazeneuve ha deciso giustamente di avviare un'indagine".

Intanto, cinque persone, quattro uomini di età compresa tra 22 e 40 anni e una donna di 42 anni, in custodia cautelare perché sospettati di essere stati in contatto con Mohamed Lahouaiej Bouhlel prima della strage a Nizza, compariranno oggi davanti ai giudici dell'anti-terrorismo per l'eventuale incriminazione. Lo ha riferito la procura di Parigi aggiungendo che "nel corso della giornata" sarà aperta un'informativa giudiziaria. Un sesto sospetto, un uomo di 38 anni, è stato rilasciato martedì notte.

Interrogati a Levallois-Perret nei locali dell'unità di polizia francese SDAT (Sous-Direction Anti-Terroriste) i sospetti avrebbero fornito supporto logistico al killer, procurandogli anche la pistola automatica con la quale ha aperto il fuoco più volte prima di essere fucilato.

Un fucile kalashnikov è stato sequestrato ieri pomeriggio in un seminterrato di Nizza durante una perquisizione. Secondo le informazioni raccolte da iTÉLÉ , il raid è collegato ad un giovane di 22 anni di Nizza, Ramzy A., ritenuto l'intermediario che ha comprato la pistola automatica calibro 7.65 utilizzata da Bouhlel la sera della strage e destinatario di un sms inviato dal killer poco prima dell'attentato.

Più di uno dei sospetti fermati in questi giorni avrebbe parlato dell'esistenza di un kalashnikov che doveva essere fornito al terrorista. Nel corso della stessa perquisizione è stato trovato anche un sacchetto di munizioni che non corrispondono però al fucile. Ramzy A. è noto alla giustizia per abuso di droga, violenza volontaria e rapina. Gli investigatori hanno trovato nella sua abitazione 200 grammi di cocaina, 2.600 euro in contanti e 11 telefoni. Arrestato sabato a Nizza, è stato trasferito domenica nei locali del reparto anti-terrorismo (SDAT) a Levallois-Perret.

Il ragazzo è tra le cinque persone fermate dopo la strage . Tra loro anche un albanese 38enne di nome Artan, che avrebbe venduto la famosa 7,65 millimetri a Ramzy A., e la moglie, Zace, franco-albanese. Nella casa della coppia, gli investigatori hanno scoperto più di 5.000 euro in contanti e cocaina.

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