La figlia 17enne di figlia di Jo Song Gil, il diplomatico nordcoreano che ricopriva l'incarico di ambasciatore ad interim a Roma, scomparso nel nulla lo scorso anno, è stata "rimandata dai nonni in Corea del Nord". Antonio Razzi, grande amico del regime di Pyongyang, ridimensiona le notizie giunte da Seul secondo le quali la figlia di Jo sarebbe invece stata rimpatriata a forza dalle autorità nordcoreane, dopo la diserzione del padre. La ragazza, che soffre anche di una disabilità, spiega l'ex senatore all'Adnkronos, è rientrata in Corea del Nord dopo la sparizione del padre e della madre, lo scorso novembre. "Quei due sciagurati hanno lasciato da sola una figlia minorenne e anche disabile".
Per questo, prosegue, quando il nuovo rappresentante diplomatico nordcoreano è arrivato a Roma, "è normale che l'abbia rimandata dai nonni". Nessuna 'rendition', quindi, secondo l'ex senatore di Forza Italia e nessun pericolo, come denunciato da Thae Yong-ho, ex vice ambasciatore nordcoreano a Londra, anch'egli disertore, che la ragazza sia ora tenuta in ostaggio dalle autorità di Pyongyang. "Assolutamente no, al 100%!", assicura Razzi da Madrid, dove è in trasferta al seguito della Juventus, per l'incontro di Champions League di stasera contro l'Atletico.
Per Razzi, inoltre, non c'era alcun obbligo da parte delle autorità italiane, di mettere sotto tutela la ragazza, dopo la defezione del padre: "No, non credo, che c'entriamo noi?". Rimane la domanda: ma perché i genitori, nella loro fuga, non hanno portato con loro la figlia? "Si vede che gli dava fastidio, perché lei è disabile".