"C'è molta delusione qui a Mazara del Vallo, sono sincero. La speranza di poter vedere i nostri uomini entro Natale è ormai appesa a un filo...". A quasi cento giorni dal sequestro dei 18 pescatori della marineria di Mazara del Vallo (Trapani) avvenuto il primo settembre a 38 miglia dalle coste libiche, regna sconforto e delusione nel grosso centro siciliano. I marittimi si trovano in stato di fermo nel carcere-caserma di El Kuefia a pochi chilometri da Bengasi.
L'ultimo contatto con i familiari risale allo scorso 12 novembre quando c'è stata una telefonata con i pescatori. A farsi portavoce del malcontento dei cittadini è il sindaco di Mazara, Salvatore Quinci, che segue giorno dopo giorno l'evolversi della vicenda. "Purtroppo stiamo vivendo il contraccolpo psicologico della famosa telefonata - dice il primo cittadino in una intervista all'Adnkronos - perché a questo punto ci si chiede se quella telefonata era un obiettivo intermedio o fine a stesso, cioè di portare solo un po' di pace e di equilibrio e non per arrivare a una risoluzione. Quella telefonata aveva acceso le speranze che finalmente una trattativa congelata e immobile fosse andata avanti. Quindi, un primo segnale di disgelo".
"Oggi, devo dire che c'è molta delusione, qui a Mazara del Vallo e la speranza di vedere i nostri uomini entro Natale è appesa a un filo. Naturalmente sappiamo bene che ci sono le trattative coperte da massima riservatezza - aggiunge il primo cittadino - Quello che ho sempre lamentato e che occorrerebbe è una comunicazione diretta tra il Governo e noi. Capisco che non è possibile un aggiornamento sullo stato dei fatti. Ci mancherebbe, ma una fonte autorevole che interloquisce com l'amministrazione di Mazara costituirebbe in questo momento un elemento in piu per superare tutti insieme il periodo di crisi".
"Il lavoro che facciamo qui è di tenere alta l'attenzione con manifestazioni ma anche per tenere coesa una comunità, quella delle famiglie dei pescatori, che vive uno stato anche di disagio psicologico. E' chiaro che i nervi poi saltano. Queste ore sembrano interminabili. Questo è il vero momento di difficoltà, inventarsi ogni giorno un racconto nuovo per tenere alta la fiducia e la speranza".
Il sindaco ricorda che "è la delusione il sentimento che per ora alberga soprattutto nei parenti - dice - sono delusi e arrabbiati, è questa delusione non può che sfociare in sentimenti di disappunto e di rabbia. Finora tutto si è svolto con grande compostezza e determinazione e noi lavoriamo perché continui così. C'è molta amarezza negli sguardi dei familiari".
"Io tengo alta la fiducia nelle istituzioni, non può che essere così, e nel nostro governo che deve compiere questo sforzo finale- aggiunge il sindaco Quinci - Noi abbiamo avuto percezione che il primo mese questa storia è stata presa non con la giusta determinazione, solo dopo un mese c'è stata una presa di posizione forte dei media grazie ai familiari che hanno fatto un presidio a Montecitorio".
Quindi si dice "d'accordo con quanto detto nei giorni scorsi dall'eurodeputato Giuliano Pisapia" secondo cui i pescatori italiani sequestrati dalla Libia "sono stati usati come arma di pressione e ricatto". "Condivido pienamente l'analisi politica di Pisapia - spiega il sindaco di Mazara - perché il generale Haftar che negli ultimi periodi ha fallito la presa di Tripoli, è rimasto messo nell'angolo negli equilibri geopolitici di quell'area. I suoi amici hanno cominciato probabilmente a fargli sentire meno la vicinanza e che hanno influenza nella Cirenaica e per lui questa è stata un occasione ghiotta che gli è capitata. Perché non è stata progettata, ma lui ha inserito la vicenda in un disegno per rimettersi al centro dell'attenzione".
"E lo farà fino a quando gli sarà concesso - aggiunge Quinci - così appare come un leader forte che mette sotto scacco paesi come l'italia che oggi appaiono deboli. Ma questo non gli deve essere concesso. Manca un'azione forte internazionale".
Poi il sindaco Salvatore Quinci denuncia anche il fatto che i pescatori stranieri non hanno avuto le stesse attenzioni dei colleghi mazaresi. "Noi abbiamo un presidio permanente in Sala giunta - dice - è costituito da uomini e donne italiani e tunisini. Qui a Mazara abbiamo oltre 3.000 tunisini residenti ufficiali. Per cui, a Mazara si percepisce una certa unità. Ma c'è stato un episodio drammatico per la sua crudezza cioè la telefonata ai familiari ha riguardato solo i pescatori italiani e non quelli stranieri. Questo forse sarà stato per logiche diplomatiche, per cui all'ambasciata italiana è stato consentito di fare una telefonata solo ai cittadini italiani e non certo per una volontà discriminatoria. Ma si è fatta una forma di distinzione tra italiani e non italiani che ha creato amarezza nella comunità tunisina. Questi sono episodi che dividono e che lasciano il segno e che creano un solco. Questa è una parte marginale ma altrettanto significativa della vicenda".
"Per cui abbiamo 18 uomini, 8 di nazionalità italiani, sei tunisini, due senegalesi e due indonesiani ma degli altri se ne parla davvero poco. Noi qui a Mazara non abbiamo questa percezione perché siamo tutti in presidio permanente in aula a Mazara". E ricorda che gli aiuti, di natura economica e psicologico "dal Comune e dalla Regione ma anche dai sindacati stanno andando a tutti i familiari dei pescatori, italiani e stranieri".