Il premio assegnato dal Comitato norvegese per gli sforzi nella tutela della libertà di espressione
Il Premio Nobel per la Pace 2021 è stato assegnato ai due giornalisti Maria Ressa e Dmitry Muratov. Lo ha annunciato Berit Reiss-Andersen, presidente del Comitato norvegese per il Nobel. Ressa e Muratov sono stati insigniti del Premio Nobel per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è una precondizione per la democrazia e una pace duratura, spiega il Comitato sul suo account ufficiale di Twitter.
Il Cremlino "si è congratulato" con Muratov. "Ha lavorato sempre seguendo i suoi ideali, si è dedicato a loro, ha talento e coraggio", ha detto il portavoce della presidenza Dmitry Peskov. Negli ultimi mesi, dopo il ritorno di Aleksei Navalny dalla Germania a inizio anno e in vista delle elezioni legislative di settembre, sono intanto state introdotte in Russia altre leggi e provvedimenti che hanno fortemente limitato il lavoro dei giornalisti indipendenti. Testate come Meduza, Proekt, Dozhd Tv, IStories, Open Media, Insider, VTimes, sono state dichiarate come agenti straniero o indesiderabili, "sempre senza fornire alcuna spiegazione", come ha testimoniato il direttore dell'Unione dei giornalisti, Vladimir Solovyov. Giornalisti singoli, inoltre, sono stati dichiarati come 'agenti stranieri'. L'espressione "zapriscennaya professya" è l'hashtag, virale, con cui si indica il giornalismo. "professione proibita".
Dal 1901 a oggi sono stati assegnati 102 Premi Nobel per la pace. Da allora sono 17 le donne che hanno ricevuto il premio Nobel per la pace, mentre sono 25 le organizzazioni insignite. Nella storia c'è stato anche un vincitore che ha rifiutato il riconoscimento, il vietnamita Le Duc Tho, nel 1973.
"Non posso prendermi il merito per questo. E' (un premio, ndr) per Novaya Gazeta. E' per chi è morto difendendo il diritto alla libertà di espressione", ha dichiarato Muratov dopo l'annuncio. Muratov ha quindi dedicato il Premio ai sei giornalisti e collaboratori della testata uccisi dal 2000. Anna Politkovskaya (2006), Igor Domnikov (2000) e Yuri Shchekochikhin (2003), ma anche a Natalia Estemirova (2009), Anastasia Baburova e l'avvocato che collaborava con la testata (2009), Stanislav Markov,. Muratov ha poi citato le persone e le organizzazioni "dichiarate agenti stranieri o indesiderabili", fra cui figurano molti giornalisti. "In questo momento, il giornalismo in Russia è represso. Cercheremo di aiutare le persone definite come 'agenti stranieri' e che sono attaccate e costrette a lasciare il Paese", ha sottolineato ancora.
Il giornalista ha poi annunciato che devolverà parte del Premio alla fondazione "Circolo della gentilezza" in aiuto ai bambini con patologie gravi e rare.
I suoi giornalisti sono sempre venuti prima di tutto il resto. In una intervista a Politico nel 2017, aveva detto: "Sarebbe stato meglio se ci avessero chiuso, piuttosto che uccidere tutte queste persone. Per alcuni la chiusura del giornale sarebbe una catastrofe. Ma non per me. Al diavolo. Per me sarebbe meglio se tutte queste persone fossero ancora in vita. Ma per noi è stato scelto un altro modo. L'assassinio".