"Un uomo mi ha aggredito nel cortile, colpendomi sulla gamba circa 15 volte. Volevano letteralmente fare di me una cotoletta"
''Continueremo a lavorare e non ci arrenderemo''. Così, in un video postato su Telegram, il braccio destro del defunto dissidente russo Alexei Navalny, Leonid Volkov, ha voluto rispondere a chi, nelle scorse ore, lo ha aggredito a martellate sotto casa. L'aggressione subita, ha affermato, è il "caratteristico saluto da bandito" da parte degli scagnozzi del presidente russo Vladimir Putin. Dimesso dall'ospedale dove era stato ricoverato, l'attivista ha spiegato che un ''uomo mi ha aggredito nel cortile, colpendomi sulla gamba circa 15 volte. La gamba in qualche modo è a posto. Fa male camminare. Comunque mi sono rotto il braccio".
Volkov nel post su Telegram ha aggiunto: "Volevano letteralmente fare di me una cotoletta''. Ex capo dello staff di Navalny e fino allo scorso anno presidente della sua Fondazione anticorruzione, Volkov è una delle figure più importanti dell'opposizione russa. Il giorno prima dell'aggressione, Volkov aveva scritto sui social media: ''Putin ha ucciso Navalny. E ancora prima molti altri''.
Qualche ora prima dell'attacco Volkov aveva anche detto al quotidiano indipendente russo Meduza di essere preoccupato per la sua sicurezza dopo la morte di Navalny. ''Il rischio principale ora è che verremo tutti uccisi. Perché, è una cosa abbastanza ovvia".