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L'allarme

Libia, gas e petrolio: miccia accesa

Per Sanalla, presidente della compagnia petrolifera nazionale libica, le esportazioni sono davanti alla "più grande minaccia dal 2011". E dall'Italia arriva l'allarme di FederPetroli: "Forte impennata dei prezzi se la situazione non cambia"

(Afp)
(Afp)
12 aprile 2019 | 10.17
LETTURA: 3 minuti

Le esportazioni libiche di petrolio e gas sono davanti alla "più grande minaccia dal 2011". Mustafa Sanalla, presidente della compagnia petrolifera nazionale libica (Noc), parla chiaro. E lo fa nel corso di un incontro a Tripoli con il capo del consiglio presidenziale libico, Fayez al-Serraj, dopo l'offensiva militare lanciata dalle forze del generale Khalifa Haftar. La miccia è accesa, insomma, e il pericolo sembra essere dietro l'angolo esattamente come otto anni fa, quando scoppiò la rivolta contro il colonnello Muammar Gheddafi, date le dimensioni degli scontri e le ripercussioni della guerra alla periferia sud di Tripoli. Secondo una nota pubblicata sulla pagina Facebook del governo di concordia, Serraj è stato informato da Sanalla delle attività della Noc per garantire la fornitura di carburante nella capitale e in altre zone della Libia.

E a lanciare l'allarme dall'Italia è la FederPetroli. "E' questione di qualche settimana se non di qualche giorno: se non cambierà la situazione in Libia - afferma in una nota il presidente della FederPetroli Italia, Michele Marsigli, commentando le parole di Sanalla - ci sarà una forte impennata dei prezzi del greggio e potrà essere di lungo periodo, sconvolgendo sia i mercati borsistici internazionali che quelli degli operatori di mercato. L'Opec questa volta, trovandosi in difficoltà già per la questione Venezuela, avrà difficoltà a gestire le quote di produzione". E ancora: "Le flessioni di questi giorni di qualche punto su Brent e Wti sono solo piccola speculazione di mercato in attesa di un'onda rialzista", spiega.

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