Netanyahu: "Decisione difficile ma giusta". Hamas: "La palla è nel campo di Israele"
Il governo di Israele avrà la maggioranza all'interno dei gabinetto composto da 38 persone per approvare l'accordo per gli ostaggi, nonostante l'opposizione dei partiti di estrema destra Sionismo religioso e Otzma Yehudit, che insieme controllano sei voti. Lo riporta Times of Israel precisando che il gabinetto di guerra ha dato il suo appoggio al piano, che raccoglierà i 19 voti degli esponenti del Likud di Benjamin Netanyahu ed i cinque del partito di Unità Nazionale di Benny Gantz. Anche il partito ultra ortodosso Shas, che ha sei voti, voterà a favore dell'accordo per gli ostaggi, ha dichiarato un portavoce.
L'intesa, secondo i media israeliani, riguarderebbe 50 tra minori israeliani e donne in cambio di quattro giorni di cessate il fuoco e si baserebbe sul criterio 'uno a tre', tre palestinesi prigionieri per ogni ostaggio.
Nel dettaglio, l'intesa riguarda "trenta bambini, otto madri e altre 12 donne" secondo il quotidiano Haaretz. Oltre "trenta bambini e adolescenti di età inferiore ai 18 anni sono detenuti nella Striscia di Gaza e ci sono almeno 13 madri che sono state rapite con loro da Hamas".
L'accordo è "una decisione difficile ma è una decisione giusta", ha detto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, parlando dopo un incontro con il suo gabinetto di guerra e con il gabinetto di sicurezza in generale. Rivolgendosi ai ministri del governo, Netanyahu ha aggiunto che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha contribuito a "migliorare il quadro dell'accordo presentato davanti a voi... per includere più ostaggi a un prezzo inferiore".
"Decisioni difficili e importanti" sono state preannunciate dal ministro della Difesa, Yoav Gallant. "Procediamo passo dopo passo verso la sconfitta totale di Hamas e ci avviciniamo a riportare gli ostaggi a casa - ha detto - Penso che nei prossimi giorni dovremo tutti prendere decisioni difficili e importanti".
"Non c'è stato un solo momento durante questa campagna, in questi 45 giorni, in cui non ho pensato agli ostaggi", ha aggiunto, intervenendo - ha evidenziato - dopo un briefing con gli ufficiali della Divisione Gaza nel sud di Israele, mentre si attende la riunione del governo israeliano e si rincorrono le voci su un accordo che potrebbe portare alla liberazione di ostaggi trattenuti nella Striscia di Gaza dal terribile attacco del 7 ottobre di Hamas in Israele.
"La palla è nel campo" di Israele. Ad affermarlo, secondo quanto riferisce 'Al Jazeera', è Khalil al-Hayya, membro dell'ufficio politico di Hamas nel corso di una conferenza stampa. Al-Hayya afferma che Hamas ha risposto ai mediatori, il Qatar e l'Egitto, sull'accordo per un cessate il fuoco e sullo scambio di ostaggi con prigionieri palestinesi. "Stiamo aspettando la risposta dell’occupante", ha detto al-Hayya. "Le prossime ore sono decisive", ha detto.
Intanto la Cnn, citando due fonti israeliane, ha riferito che sia Israele che Hamas stanno ancora lavorando sui nomi delle persone che potrebbero essere rilasciate nell'ambito dell'accordo. La tv americana ricorda che il nome di ogni prigioniero palestinese che sarà scarcerato dalle prigioni israeliane dovrà essere prima approvato dal gabinetto di guerra israeliano e poi dall'intero governo. Entro 24 ore da un'eventuale decisione dell'esecutivo di rilasciare dei detenuti si potrà in teoria ricorrere alla Corte Suprema. Non tutti i 237 ostaggi presi in Israele il 7 ottobre sono nelle mani di Hamas. Alcuni sono tenuti dalla Jihad Islamica e da altre fazioni palestinesi.
Il Qatar si dice "molto ottimista" sulla possibilità di arrivare ad un accordo per il rilascio di ostaggi rapiti da Hamas. "Stiamo lavorando verso la realizzazione di un accordo e siamo ora al punto più vicino mai raggiunto per un'intesa. Siamo molto ottimisti, siamo molto speranzosi, ma vogliamo anche fortemente che la mediazione riesca a raggiungere una tregua umanitaria", ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Majed al Ansari, secondo quanto reso noto su X dal dicastero.
Le notizie arrivano dopo che su Telegram il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha fatto sapere che "siamo vicini a un accordo su una tregua". Hamas, nell'ambito del possibile accordo con Israele, ha manifestato la disponibilità a rilasciare 40 minori e 13 donne tenuti in ostaggio. Lo ha riferito una fonte politica al Jerusalem Post, precisando che il cessate il fuoco tra Israele e Hamas durerà cinque giorni.
A Gaza intanto sono rimasti uccisi un'operatrice dell'Organizzazione mondiale della sanità e due medici di Medici Senza Frontiere. "Io e i miei colleghi siamo devastati. La nostra giovane collega Dima Alhaj, è stata tragicamente uccisa insieme al suo bambino di 6 mesi, suo marito e 2 fratelli", ha comunicato via X il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. "Secondo quanto riferito - ha spiegato il capo dell'Oms - sono stati uccisi anche 55 membri della famiglia che si rifugiavano nella stessa casa. Non ho parole per descrivere il nostro dolore. Questa perdita si aggiunge alle altre perdite nella famiglia dell'Onu dal 7 ottobre: 108 membri dell'Unrwa", l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, "sono stati uccisi" da quando è iniziato il conflitto nell'area. "Questo orrore deve finire - ha insistito il Dg Oms - Tutti gli operatori umanitari e i civili devono essere protetti. Cessate il fuoco. Ora".
E "Medici Senza Frontiere è inorridita dall'uccisione" dei "due suoi medici, il dottor Mahmoud Abu Nujaila e il dottor Ahmad Al Sahar, e di un terzo medico, il dottor Ziad Al-Tatari, a seguito di un attacco all'ospedale di Al Awda, uno degli ultimi ospedali funzionanti nel nord della Striscia di Gaza. Il nostro pensiero va alle loro famiglie e a tutti i colleghi in lutto per la loro morte", scrive in un comunicato l'organizzazione sanitaria umanitaria.
"Il dottor Abu Nujaila e il dottor Al Sahar si trovavano nella struttura quando è stata colpita al terzo e al quarto piano - dichiara Msf - Anche altro personale medico, compreso quello di Msf, è rimasto gravemente ferito. Msf ha regolarmente informato le parti in conflitto che l’Al Awda era un ospedale funzionante e sulla presenza di suoi operatori all’interno della struttura. Anche le coordinate Gps sono state condivise ieri con le autorità israeliane. Condanniamo questo attacco con la massima fermezza e chiediamo ancora una volta il rispetto e la protezione delle strutture mediche, del personale e dei pazienti. In questo momento - denuncia Msf - più di 200 pazienti sono ancora all’ospedale di Al Awda senza poter ricevere le cure di cui hanno bisogno. Questi pazienti devono essere evacuati immediatamente e in sicurezza in altri ospedali ancora funzionanti, sebbene da ottobre tutti gli ospedali di Gaza stiano lavorando oltre le loro capacità a causa della carenza di forniture, degli attacchi e del carico di lavoro estremamente elevato. Questo è l'ennesimo incidente che ha colpito il personale di Msf negli ultimi giorni. I nostri colleghi, che assistono centinaia di pazienti a Gaza, stanno affrontando momenti estremamente difficili per fornire le poche cure mediche che possono. È estremamente tragico vedere medici uccisi accanto ai letti degli ospedali e questo deve finire subito".
"Gli attacchi alle strutture mediche sono una grave violazione del diritto internazionale umanitario e nelle ultime settimane sono diventati sistematici", dichiara Msf, ribadendo il suo appello per un immediato cessate il fuoco a Gaza, ora più che mai, per la fine dell'assedio e per la protezione delle strutture sanitarie e del personale medico. Msf lavora ad Al Awda dal 2018, con interventi di chirurgia ricostruttiva per gli adulti e di chirurgia traumatologica per i bambini. Rendiamo omaggio al coraggio dei nostri colleghi e li ricorderemo sempre".