Secondo il politologo francese, il presidente deve ora 'cambiare modo di governare'. E' stato "presuntuoso" da parte sua pensare di poter eliminare la frattura fra destra e sinistra. Quanto ai partiti di Melenchon e le Pen, devono ora dimostrare di essere "forze di proposta". Infine l'alta astensione dimostra come una parte della popolazione sia "totalmente indifferente" alla politica.
Il risultato delle elezioni legislative, che lo priva della maggioranza assoluta, è "una sconfitta" per il presidente francese Emmanuel Macron, "ma è prematuro dire che il paese è ingovernabile". A dirlo all'Adnkronos è il politologo francese Jean Yves Camus, direttore dell''Observatoire des radicalités politiques' della Fondazione Jean Jaures. "Quello che è certo - commenta - è che il Presidente dovrà modificare il suo modo di governare, mettendosi di più alla ricerca del compromesso e dell'ascolto del paese".
"E' probabile - afferma Camus - che la maggioranza presidenziale cercherà delle alleanze a destra, dalla parte del partito Les Republicains, e, di volta in volta, con i socialdemocratici e i centristi".
"Se gli avversari di Macron escono vincitori dallo scrutinio - ragiona il politologo - va anche detto che sono profondamente divisi". "Da una parte c'è una sinistra radicale (Lfi) che cercherà di sabotare le riforme governative d'ispirazione librale (in particolare quella delle pensioni) e dall'altra una destra radicale (Rn) che attaccherà il governo su argomenti economici, ma anche sull'immigrazione, la mancanza di sicurezza, la sovranità", spiega Camus, riferendosi sia al partito La France Insoumise di Jean Luc Melenchon, che ha riunito l'alleanza elettorale Nupes con comunisti, verdi e socialisti, che al Rassemblement National di Marine Le Pen.
"Quello che non ha funzionato, è che la Francia non ha la stessa cultura del compromesso politico dei paesi nordici, la Germania o anche l'Italia. Resta un paese d'ideologie, di divisioni, con una tradizione di rivolte. La frattura fra destra e sinistra è bi-secolare, è molto presuntuoso volerla eliminare, soprattutto in un periodo di crisi sociale ed economica. E poi, proprio perché ha aperto una sorta di scontro fra la sua formazione e il Rassemblement National, il presidente ha in un certo modo contribuito a rendere credibile quest'ultimo", commenta Camus, rispondendo alla domanda su cosa non abbia funzionato nel progetto politico di Macron, che ha cercato di far sparire i partiti tradizionali, proponendosi come forza di centro, e ha finito per trovarsi forze estreme più forti del previsto. La sua alleanza Ensemble ora può contare su 245 seggi, ma non ha la maggioranza assoluta dei 577 deputati dell'Assemblea Nazionale.
"Nel voto per Lfi e Rn esiste una parte di voto di protesta ma anche una parte non trascurabile di voto di convinzione. Sembra che gli elettori di Lfi e Rn siano più mobilitati degli altri e chi vi sia, fra loro, adesione al programma politico del partito", afferma ancora il politologo, riferendosi alle forze politiche della sinistra radicale e l'estrema destra.
Ora che Nupes, l'alleanza di sinistra voluta da Melenchon, è diventata la seconda forza politica all'Assemblea Nazionale con 131 deputati, e che il Rassemblement National ha conquistato 89 seggi, contro gli otto del 2017, dovranno entrambi dimostrare di essere forze di proposta.
Il futuro di Melenchon "è dimostrare che Nupes è un'alleanza praticabile e non una semplice alleanza di circostanza destinata a soffocare i socialdemocratici. Deve anche provare, nel lavoro parlamentare, che il suo partito è anche una forza di proposta e non di radicalità. Dovrà dimostrare che non è soltanto il candidato che sostiene le aspirazioni delle minoranze visibili, che non è quel sostegno di Putin che altri vedono in lui, che non commetterà gli stessi errori (dell'ex leader laburista britannico) Jeremy Corbyn sul Medio Oriente e i rapporti con gli ebrei di Francia. Altrimenti diventerà uno spauracchio", spiega Camus.
Quanto al Rassemblement National, nota il politologo, "il discorso di Marine Le Pen ieri sera sembrava dire che le presidenziali del 2027 saranno quella della vittoria. Il risultato delle legislative prova un lavoro di radicamento nei territori riuscito, in regioni che non sono sempre state favorevoli al Rn (il sud ovest, una parte dello Champagne e la Borgogna). Ora, il Rn deve provare, tramite il suo atteggiamento e il suo lavoro in assemblea, di poter essere una forza di proposta, che fa un lavoro parlamentare serio. Esiste una nuova e giovane generazione di eletti del Rn che è emersa ieri sera e che assicurerà la continuità del partito, la cui storia è lontana dall'essere finita".
Infine Camus commenta l'alto tasso di astensione alle lezioni legislative, che ha raggiunto il 53,7%. "Esiste effettivamente in una parte del paese, presso i giovani, nei ceti popolari e nelle città dove la popolazione proviene dall'immigrazione, una indifferenza totale al voto, qualsiasi sia lo scrutinio. La nozione del voto come un atto civico, come un dovere che è la contropartita dei diritti di cui gode il cittadino nella nostra democrazia - nota il politologo - esiste ormai solo fra le persone politicizzate e chi ha più di 60 anni. E' una conseguenza, che era prevedibile, dell'evoluzione sociale degli ultimi decenni, durante i quali, la sinistra in particolare, ha moltiplicato le richieste di nuovi diritti, specie per le minoranze, senza vedere che la nozione di dovere stava scomparendo". (di Maria Cristina Vicario)