La richiesta di William Barr di uno "scambio preliminare di informazioni" con la nostra intelligence è arrivata "attraverso ordinari canali diplomatici". Il premier Giuseppe Conte, in una conferenza stampa seguita alla sua audizione al Copasir, spariglia le carte e spara la novità parlando di canali diplomatici italiani che avrebbero gestito direttamente con Barr la richiesta Usa di informazioni sul Russiagate. Conte - ricalcando esattamente quanto riferito da fonti Usa all'Adnkronos nelle settimane scorse - ha ricostruito l'avvio dei contatti tra l'Attorney general, che "non corrisponde esattamente al nostro ministro della Giustizia, perché in più è anche responsabile delle attività dell'Fbi, uno dei 16 comparti dell'intelligence americana", e i vertici dei nostri servizi, incontri che ha confermato essere avvenuti il 15 agosto e il 27 settembre, esclusivamente nella sede del Dis, a Piazza Dante. In questa veste di responsabile dell'intelligence dell'Fbi avrebbe incontrato i "colleghi" dei vertici dell'intelligence italiana.
Per "canale diplomatico ordinario" si intende l'ambasciata italiana a Washington, guidata dal marzo del 2016 dall'ambasciatore Armando Varricchio, ex consigliere diplomatico di Renzi a Palazzo Chigi, che oggi il quotidiano 'la Verità' indicava in effetti come l'artefice della visita di Barr, ricordando tra l'altro il suo precedente incarico di consigliere diplomatico a Palazzo Chigi con Matteo Renzi. Alla domanda diretta se Varricchio avesse avuto un ruolo in questa vicenda, il premier ha ribadito che "la richiesta" di Barr "non è pervenuta a me direttamente, ma tramite ordinari canali diplomatici, lascio a voi valutare un'autorità americana che risiede a Washington a quale canale diplomatico fa riferimento". Una mezza conferma su Varricchio? Parrebbe di sì ma Conte si è trincerato dietro il segreto a cui è tenuto con le sue dichiarazioni al Copasir. Contattato oggi dall'Adnkronos, l'ambasciatore Varricchio ha preferito non dire nulla. Quel che c'è infine da capire è se della richiesta, arrivata secondo Conte già a giugno, venne comunque informato l'allora ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi.