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Usa: Clinton, basta con incarcerazione di massa di afroamericani

La candidata presenta a New York le sue proposte per cambiare un sistema che punisce in modo sproporzionato gli afroamericani ed entra nel vivo del dibattito in corso sul rapporto tra le comunità afroamericane e la polizia. Ieri in un tweet ha detto che la morte di Freddie Gray è una tragedia che esige risposte. Da Ferguson a Baltimora, negli Usa l'incubo delle rivolte razziali

(Foto inphoto)
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29 aprile 2015 | 16.07
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Il sistema della giustizia americano ha bisogno di riforme radicali tese soprattutto a "mettere fine all'era dell'incarcerazione di massa" degli afroamericani. Così Hillary Clinton, che oggi presenta alla Columbia University di New York le sue proposte per una riforma, entra nel vivo del dibattito in corso sul rapporto tra le comunità afroamericane, la polizia e in generale gli organismi giudiziari, argomento di drammatica attualità dopo la rivolta di Baltimora e la lunga scia di giovani afroamericani uccisi dalla polizia.

Nel suo discorso l'ex segretario di Stato parla della necessità di cambiare un sistema che punisce in modo sproporzionato gli uomini afroamericani, secondo quanto hanno anticipato dalla sua campagna elettorale. Tra i cambiamenti suggeriti l'introduzione di programmi che permettano la libertà vigilata ed i programmi di riabilitazioni per i detenuti tossicodipendenti, maggiori aiuti per i detenuti con problemi psichiatrici e pene alternative per i condannati per reati minori.

La riduzione di pene eccessivamente severe, soprattutto per i crimini minori legati alla droga, è quanto mai necessaria soprattutto perché sono i neri più che i bianchi ad essere puniti con sentenze eccessive, come sono loro ad essere presi di mira dalla polizia, dirà ancora la Clinton. Toni ed argomenti che confermano come la candidata democratica stia cercando di ottenere il sostegno dell'ala più liberal del partito - che non è mai stata così entusiasta della sua nuova candidatura - e soprattutto delle minoranze, in primo luogo quella afroamericana.

Già ieri su Twitter aveva detto che la morte di Freddie Gray, deceduto il 19 aprile a seguito di una grave lesione alla spina dorsale riportata durante l'arresto, "esige risposte".

Ed poi in un altro evento a New York aveva condannato i disordini e le violenze a Baltimora, tornando a parlare della "tragica morte di un altro giovane afroamericano" : "dobbiamo ristabilire l'ordine e la sicurezza, ma dobbiamo anche guardare a quello che dobbiamo fare per riformare il sistema".

C'è comunque chi sottolinea come la retorica della Clinton sulla criminalità sia cambiata radicalmente dagli anni '90 quando il marito Bill Clinton nel 1994 firmò la legge che molti considerano all'origine dell'aumento vertiginoso del numero di afroamericani e latinos incarcerati. La stessa ex first lady nella sua precedente corsa per la Casa Bianca nel 2007 lo ammise, ricordando però che allora il tasso di criminalità era molto più alto e questo spinse "il Congresso ad inasprire le pene ed aumentare la costruzione di prigioni".

Dal 1980 al 2008 il numero degli incarcerati in America si è quadruplicato, da circa 500mila a 2,3 milioni di persone, un milione dei quali afroamericani che hanno un tasso di incarcerazione sei volte superiore a quello dei bianchi. Insieme agli ispanici formano il 58% della popolazione carceraria, secondo una scheda pubblicata sul sito della Naacp. E negli anni scorsi è stato calcolato che un uomo afroamericano su 3 si può aspettare di finire in prigione nella sua vita, contro le statistiche dei ispanici, uno su sette, e dei bianchi, uno su 17.

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