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Netanyahu: "Paragone Corte penale internazionale tra noi e Hamas è nuovo antisemitismo"

La replica del procuratore: "Accuse lontane dal vero"

Netanyahu (Afp)
Netanyahu (Afp)
20 maggio 2024 | 19.02
LETTURA: 6 minuti

(Adnkronos)

Il "disgustoso" paragone che il procuratore della Corte Penale Internazionale fa tra Israele e Hamas è un esempio "del nuovo antisemitismo" che va dai campus universitari all'Aja. E' quanto afferma Benjamin Netanyahu in video in cui rigetta come "assurda e falsa" la richiesta di mandato di arresto contro di lui, e il ministro della Difesa Yoav Gallant, insieme a tre leader di Hamas, avanzata oggi dal capo procuratore Karim Khan.

"Come osa paragonare i mostri di Hamas ai soldati dell'Idf, l'esercito più morale del mondo ? - prosegue il premier israeliano - Con quale spudoratezza fai un paragone tra Hamas che assassina, brucia, macella, violenta e rapisce i nostri fratelli e sorelle e i soldati dell'Idf che combattono una guerra giusta che non ha paralleli, con una moralità che non ha pari?". Netanyahu conclude promettendo che il "tentativo della Cpi di legarci le mani fallirà" che nessun foro internazionale "ci impedirà di colpire quelli che vogliono la nostra distruzione" fino alla "vittoria totale" su Hamas.

"La scandalosa decisione del procuratore della Corte Penale Internazionale, Karim Khan, di chiedere mandati di arresto per leader democraticamente eletti di Israele, è un oltraggio morale di proporzioni storiche" ha detto Netayahu, in videomessaggio, postato su X, in cui sottolinea che questo "lascerà una macchia indelebile di vergogna sulla corte internazionale" che verrà trasformata "in una farsa".

Procuratore Cpi: "Non è una caccia alle streghe"

"Questa non è una caccia alle streghe, questa non è una reazione emotiva, è un procedimento legale a cui siamo tenuti come procuratori internazionali di un organismo indipendente, per costruire prove solide che non vengano smontate in aula" ha detto il procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Karim Khan. In particolare rigetta le accuse, avanzate da Israele "di antisemitismo, di odio, l'idea che applichiamo la legge alla cieca, che favoriamo una parte, mentre siamo ostili all'altra, non potrebbe essere più lontano dal vero".

Biden: "Richiesta Corte vergognosa"

"La richiesta del procuratore della Corte penale internazionale di mandati d'arresto per leader israeliani è vergognosa". E' quanto afferma Joe Biden in una dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca in cui condanna con forza il procuratore della Corte penale internazionale , Karim Khan che ha chiesto alla Corte di autorizzare mandati di arresto per Benjamin Netanyahu e Yahya Sinar, e altri esponenti israeliani e di Hamas.

"Lasciatemi essere chiaro: qualsiasi cosa questo procuratore possa implicare, non c'è nessuna equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas". "Noi staremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza", conclude il presidente americano.

Blinken: "A rischio tutti gli sforzi per il cessate il fuoco"

Gli Stati Uniti "rigettano nel modo totale" l'annuncio "vergognoso" del procuratore della Corte penale internazionale, Karim Khan, che "mette a rischio gli sforzi per un accordo sul cessate il fuoco". E' quanto dichiara il segretario di Stato Usa, Anthony Blinken. "Noi rifiutiamo l'equivalenza fatta dal procuratore tra Israele e Hamas, è vergognosa - afferma Blinken in una dichiarazione -. Hamas è una brutale organizzazione terroristica che ha condotto il peggiore massacro di ebrei dai tempi dell'Olocausto e ancora tiene in ostaggio decine di persone innocenti, compresi americani". "Fondamentalmente questa decisione non aiuta, e potrebbe mettere a rischio, gli sforzi in corso per raggiungere un accordo di cessate il fuoco che faccia liberare gli ostaggi e aumentare l'assistenza umanitaria a Gaza, a cui gli Stati Uniti continuano senza sosta a lavorare", aggiunge il segretario di Stato.

Gli Stati Uniti da tempo si oppongono all'inchiesta della Corte Penale Internazionale sul conflitto a Gaza perché ritengono che questa "non abbia nessuna giurisdizione su questa questione" perché la Corte è "stata istituita dai suoi Paesi membri come tribunale a giurisdizione limitata". "Questi limiti sono radicati nei principi di complementarità che non sembrano essere stati qui essere stati applicati, nella fretta del procuratore di richiedere mandati di arresto, invece, di concedere al sistema legale di Israele una piena e tempestiva opportunità di procedere", aggiunge il segretario di Stato Usa, sostenendo che in questa occasione il procuratore non applicato il processo legale usato per la richiesta di altri mandati d'arresto.

"In altre situazioni, il procuratore ha deferito alle indagini nazionali e lavorato con gli Stati per dare loro il tempo di indagare - ha aggiunto - il procuratore non ha dato la stessa opportunità a Israele, che ha conducendo inchieste sulle accuse contro propri militari". Israele, come del resto gli Usa, non riconoscono la Cpi, ma questa ha avviato già dal 2021 un'inchiesta su presunti crimini a Gaza, affermando di avere giurisdizione su tutti i territori palestinesi dopo che nel 2015 l'Anp ha firmato lo Statuto di Roma.

La replica della Corte penale internazionale

"Nonostante i significativi sforzi, l'ufficio del procuratore non ha ricevuto" da Israele "nessuna informazione che dimostrasse una vera azione a livello interno per affrontare i presunti crimini o gli individui sotto inchiesta". Così la Corte Penale Internazionale replica, parlando con Christiane Amanpour della Cnn, ad Antony Blinken. Secondo la Cpi, il procuratore ha trascorso "tre anni" cercando di migliorare il dialogo con Israele e "ottenere informazioni rilevanti alla nostra indagine". "Il procuratore ha anche ripetutamente sottolineato le sue preoccupazioni riguardo al rispetto da parte di Israele della legge umanitaria internazionale - spiegano - e ha pubblicamente affermato di non aver visto nessun visibile cambiamento della condotta nonostante le sue precedenti dichiarazioni".

La richiesta della Corte penale internazionale

La Corte penale internazionale ha chiesto, tramite il suo procuratore Karim Kahn, che i giudici emettano mandati di arresto internazionale nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e del leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Sono ''profondamente preoccupato'' dalle ''prove raccolte ed esaminate dal mio ufficio'' spiega in un videomessaggio condiviso sui social.

Una giuria della Corte penale internazionale esaminerà ora la richiesta di Khan per i mandati di arresto. Con i mandati di arresto chiesti nei confronti dei politici israeliani è la prima volta che la Cpi prende di mira il leader di uno stretto alleato degli Stati Uniti.

Chiesto anche un mandato di arresto internazionale per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che, insieme a Netanyahu, è accusato da Kahn di vari crimini tra cui "sterminio, l'uso della fame come metodo di guerra, la negazione degli aiuti umanitari, trattamenti crudeli, atti disumani e la presa di mira deliberata della popolazione civile durante il conflitto'', seguito all'attacco di Hamas del 7 ottobre.

Per quanto riguarda Hamas, invece, oltre che per Sinwar il procuratore capo della Cpi ha chiesto che venga emesso un mandato di arresto per Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, il leader delle Brigate Al Qassem meglio conosciuto come Mohammed Deif, e Ismail Haniyeh, il leader politico di Hamas. Nei loro confronti le accuse sono di ''sterminio, omicidio, presa di ostaggi, torture, stupro e violenza sessuale durante la detenzione''.

Tajani: "Cpi? Inaccettabile equiparare governo israeliano a terroristi"

"Intanto si tratta di una richiesta, non di una decisione. Mi pare veramente singolare, direi inaccettabile, che si equipari un governo legittimamente eletto dal popolo a una organizzazione terroristica che è la causa di tutto ciò che sta accadendo in Medio Oriente". Lo ha detto a Quarta repubblica su Rete 4 il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a proposito della richiesta di mandato d'arresto per Netanyahu e Hamas avanzata dal procuratore della Corte penale internazionale. "Detto questo, credo non si debba fare assolutamente l'attacco a Rafah, che sia indispensabile arrivare a un cessate il fuoco e che sia indispensabile arrivare a una soluzione 'due popoli due Stati'", ha proseguito il titolare della Farnesina.

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