Secondo un'inchiesta del Washington Post, i candidati democratici nei duelli più difficili delle elezioni di midterm sembrano voler tenere a distanza il presidente da un anno in caduta libera nei sondaggi
Joe Biden giovedì prossimo lancerà un suo tour per l'America, per capitalizzare uno dei migliori momenti del suo difficile anno e mezzo alla Casa Bianca presidenza in vista del voto di novembre. Ma per il momento molti candidati democratici sembrano voler tenere a distanza il presidente, preso di mira da spot degli avversari molto più di quanto lo fossero Barack Obama nel 2010 o Donald Trump nel 2018, e non desiderano averlo al loro fianco durante la campagna.
E' quanto emerge da un'inchiesta fatta dal Washington Post che ha sentito oltre 60 candidati democratici nei duelli più difficili al Congresso e per i governatori. Alcuni non gli hanno chiesto di non partecipare a loro comizi o addirittura rifiutato una sua offerta, in pochi si dicono pronti ad accogliere sul palco il presidente, con molti che evitano diplomaticamente di rispondere alla domanda. La stessa risposta poco entusiasta i giornalisti del Post l'hanno ricevuta quando hanno chiesto ai candidati se intendono fare campagna elettorale insieme alla vice presidente Kamala Harris.
La titubanza dei candidati, specialmente quelli più a rischio, di avere al loro fianco un presidente che nell'ultimo anno è stato in caduta libera nei sondaggi, cozza con i piani della Casa Bianca di usare le prossime settimane per rivendicare i recenti successi dell'amministrazione, soprattutto l'approvazione del piano per il clima, per abbassare i prezzi dei medicinali e ridurre il deficit.
Non a caso per la prima volta in oltre un anno gli ultimi sondaggi registrano una piccola risalita del tasso di approvazione di Biden al 40%. Un tasso comunque sempre troppo basso per non spaventare i candidati dem. Il piano degli strateghi della Casa Bianca prevede quindi che Biden avvii un tour dell'America per rivendicare le vittorie, sostenere l'agenda democratica ed dipingere un quadro a tinte fosche delle conseguenze di un eventuale vittoria repubblicana al Congresso.