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Assalto al Congresso, Trump "ammette responsabilità" ma non si pente

Il presidente, secondo Fox News, avrebbe fatto riferimento a responsabilità parziali durante una telefonata con Kevin McCarthy, leader della minoranza repubblicana alla Camera ma ha poi difeso il discorso che ha fatto ai suoi sostenitori a Washington prima dell'assalto come "del tutto appropriato"

(Fotogramma)
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12 gennaio 2021 | 15.51
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Donald Trump difende il discorso che ha fatto ai suoi sostenitori a Washington mercoledì, prima dell'assalto al Congresso, come "del tutto appropriato".

Il presidente in carica avrebbe però ammesso una parte di responsabilità per i disordini scoppiati mercoledì scorso a Washington e sfociati nell'assalto dei suoi sostenitori al Campidoglio. L'ammissione sarebbe avvenuta nel corso di una telefonata con il leader della minoranza repubblicana alla Camera dei Rappresentanti, Kevin McCarthy, riferisce Fox News citando due fonti a conoscenza dei contenuti del colloquio.

Secondo le fonti dell'emittente Usa, McCarthy avrebbe riferito dei sentimenti del presidente nel corso di una riunione virtuale del gruppo parlamentare repubblicano alla Camera. Lo stesso McCarthy, parlando con i suoi colleghi di partito, avrebbe accusato Trump di essere responsabile di quanto è accaduto. La Casa Bianca non ha finora voluto rilasciare commenti sulle rivelazioni riportate da Fox News.

Mentre secondo le fonti di Axios, nella telefonata con il leader repubblicano Trump ha continuato a insistere sulla fake news che in realtà i responsabili delle violenze a Capitol Hill sarebbero state "attivisti Antifa" travestiti da suoi sostenitori. Ma McCharty, che in questi anni è sempre stato un fedelissimo di Trump e ha sostenuto fino all'ultimo le sue rivendicazioni riguardo alle presunte frodi elettorali, a questo punto avrebbe zittito il presidente.

"Non erano Antifa, erano Maga, lo so, io ero lì", ha detto McCharty il leader repubblicano che insieme ai colleghi è stato chiuso per ore in un bunker del Congresso.

Secondo Axios, il tono della telefonata è stato molto duro, con McCharty che avrebbe detto a Trump di "smetterla, di finirla, le elezioni sono finite". E gli avrebbe chiesto di rispettare il tradizionale passaggio dei poteri, invitando Joe Biden alla Casa Bianca e lasciandogli una lettera di benvenuto sul Resolute Desk.

Intanto l'immagine degli ultimi giorni di Donald Trump alla Casa Bianca è una West Wing vuota. L'Ala Ovest, quella nella quale lavorano presidente e il suo staff, è rimasta per lo più disabitata dallo scorso mercoledì, quando i supporter del presidente hanno preso d'assalto il Congresso. Trump, secondo quanto raccontano i media Usa che hanno avuto accesso a fonti interne all'Amministrazione, da allora ha messo piede pochissime volte nelle sale e nei corridoi dove risiede il cuore del potere presidenziale, facendosi vedere solo di tanto in tanto nello Studio Ovale e ignorando i suoi impegni ufficiali.

Trump, scrive Politico, ha preferito rimanere nell'ala residenziale della Casa Bianca, passando il tempo al telefono, ora che il suo megafono con il mondo esterno, il suo account Twitter, è stato speso definitivamente. Il presidente, che si trova ad affrontare con ogni probabilità un'altra procedura di impeachment, sembra definitivamente rassegnato a lasciare la prossima settimana il ruolo di comandante in capo.

Nonostante le dimissioni nello staff e nel governo, dopo i fatti di mercoledì, il lavoro ufficiale prosegue, l'Amministrazione, sebbene al capolinea del proprio percorso, continua a lavorare. Chi è rimasto riferisce che i dimissionari vengono perlopiù visti come degli opportunisti, che hanno tentato "un'operazione di facciata" dopo il disastro dell'assalto e dell'irruzione a Capitol Hill. "Se fossero stati così corretti - riferiscono gli 'insider' a Politico - perché non se ne sono andati prima? E perché non sono rimasti ad aiutare quelli che stanno tentando di far funzionare le cose fino all'ultimo senza ulteriori disastri?".

Nonostante l'irritazione per i 'disertori', chi è rimasto a bordo della precaria nave trumpiana lo avrebbe fatto per senso del dovere e delle istituzioni. Al presidente non vengono però fatti sconti, non solo per il suo comportamento nel comizio di mercoledì scorso, ma soprattutto per il trattamento che ha riservato a Mike Pence. Si fa notare come il vice presidente sia stato uno dei più leali sostenitori di Trump, prima di venire additato come l'ultimo dei traditori alla folla di supporter radunata a Washington, per essersi rifiutato di bloccare la ratifica della vittoria di Joe Biden.

Un'altra fonte interna fa notare come il ricorso al 25esimo Emendamento per la rimozione del presidente non sia mai stato discusso seriamente all'interno dell'Amministrazione. Coloro che hanno fatto trapelare all'esterno questa possibilità, in realtà lo avrebbero fatto per placare gli animi dei media e dell'opinione pubblica, disgustati dalle scene alle quali si è assistito mercoledì scorso. La convinzione era che non ci fosse abbastanza consenso all'interno del governo e che il ricorso al 25esimo emendamento non avrebbe mai superato l'ostacolo del Congresso, di fronte all'opposizione di Trump.

A conferma dell'apparente stato di arrendevolezza - che potrebbe essere smentito alla prima occasione - nel quale si trova il presidente, altre fonti riferiscono a Politico che Trump non si mostrerebbe particolarmente battagliero in vista della possibile procedura di impeachment. Ma c'è chi fa notare che questo atteggiamento sarebbe più frutto di un calcolo che di una resa consapevole di fronte alle proprie responsabilità. "Trump sa che la sua rimozione dall'incarico è molto improbabile con i Repubblicani che fino alla prossima settimana manterranno il controllo del Senato e con pochi giorni rimasti alla fine del suo mandato". Quel che rimane è comunque l'immagine di un presidente "sempre più isolato che non si fida più nemmeno dei pochi fedeli funzionari ai quali si era sempre affidato durante le precedenti crisi della sua Presidenza".

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