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Al concerto dei Coldplay l'inno della protesta in Iran

La band apre il tour mondiale a Buenos Aires e invita un attore iraniano sul palco per cantare in farsi la colonna sonora della rivolta. Chris Martin con la piazza: "Combattono per la libertà"

Al concerto dei Coldplay l'inno della protesta in Iran
31 ottobre 2022 | 17.12
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I Coldplay hanno suonato 'Baraye', l'inno di protesta dei giovani iraniani, la colonna sonora delle rivolte che infiammano la Repubblica islamica dalla morte di Mahsa Amini, dandone un'eco internazionale. E' successo durante il concerto di Buenos Aires, in Argentina, trasmesso in streaming nei cinema di 81 Paesi, ma non in Iran. Almeno ufficialmente, perché il video del concerto è stato trasmesso sui social media dai giovani iraniani che sono stati in grado di aggirare le restrizioni imposte dalle autorità. In Iran ''i giovani, donne e uomini, stanno combattendo per la loro libertà, per il diritto di essere se stessi'', ha detto il cantante dei Coldplay Chris Martin al concerto, invitando a ''mandare il nostro amore'' agli iraniani. All'esibizione che ha dato il via al tour mondiale della band britannica è stato invitato l'attore iraniano esiliato in Argentina, Golshifteh Farahani, che ha cantato in farsi il brano diventato un inno.

Baraye, che significa "Per..." o "A causa di...", è stato scritto da uno dei musicisti più famosi in Iran, Shervin Hajipour, con versi tratti da 31 messaggi che i cittadini avevano postato online condividendo la propria miseria e dolore individuale. Nella canzone, intonata spesso durante le proteste, ci sono versi "per ballare per le strade", "per ogni volta che abbiamo avuto paura di baciare i nostri amati" e "per le donne, la vita e la libertà". Un brano diventato presto virale e che ha portato all'arresto del 25enne Hajipour, oltre che alla rimozione della sua canzone da Instagram. Le autorità ora lo hanno rilasciato, ma da allora non ha più parlato. Durante la performance di Farahani, sul palco è stato trasmesso il video originale di Hajipour mentre cantava.

La sua canzone, quindi, sta avendo la meglio sulla censura. Video condivisi online mostrano infatti giovani studentesse iraniane che la cantano, manifestanti in piazza che la intonano, ma anche persone in macchina che la ascoltano a tutto volume.

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