"Temo non ci sia molto da gioire e non credo neanche sia il caso di dire 'mission accomplished". Lo dice all'Adnkronos il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, commentando la morte di Abu Bakr Al-Baghdadi, leader dell'Isis.
"In genere organizzazioni tipo al Qaeda o l'Isis, che inoltre ha una struttura statuale con tanto di ministri e vice, non subiscono un indebolimento sostanziale con la perdita di un capo, per quanto carismatico possa essere - sottolinea Tricarico - Il colpo più duro per l'Isis è la perdita del territorio più che quella del capo. E' verosimile che adesso l'Isis venga presa in mano da qualcun altro e che rimanga attivo".
"L'eliminazione di Abu Bakr Al-Baghdadi è certamente un duro colpo per l'Isis e insieme con la perdita del territorio è una sconfitta totale. L'Isis però non muore con Al-Baghdadi, quello che preoccupa noi analisti ora è soprattutto il rischio di una vendetta", dice all'Adnkronos Ranieri Razzante, Direttore del Centro di Ricerca sulla Sicurezza ed il Terrorismo, commentando la morte di Abu Bakr Al-Baghdadi, leader dell'Isis.
"Anche il modo in cui sarebbe morto dà un valore simbolico eccellente per le forze americane e per l'occidente intero. Di positivo c'è anche l'alleanza internazionale che c'è dietro il raid che ha portato all'eliminazione di Al-Baghdadi. Ora il rischio viene dalla successione, che potrebbe aprire spazi a nuovi leader ma anche a folli, schegge impazzite e foreign fighters che potrebbero preparare attentati contro gli Usa e i suoi alleati per vendicare Al-Baghdadi e per mettersi in mostra" sottolinea Razzante spiegando che "i campi di addestramento ci sono ancora".
"L'uccisione del leader dell'Isis avrà ripercussioni immediate sulla capacità organizzativa del 'Califfato' e per questo si tratta di una notizia importante", afferma all'Adnkronos Stefano Dambruoso, magistrato ed esperto di terrorismo.
"Adesso si apre nuova fase in cui la ricerca di un nuovo leader prospetta maggiore debolezza e conflittualità dentro ciò che è rimasto dell'Isis - aggiunge Dambruoso - In questo quadro, sono possibili azioni dimostrative nel sud est asiatico o anche in Europa ma non sarebbe una dimostrazione di forza di un'associazione terroristica ancora capace di intimidire gli interessi del mondo occidentale. Sarebbe piuttosto una reazione, anche prevedibile, ma non un segnale di un rischio organizzato e pericoloso" conclude.