Tunisie-Secret ripercorre le vicende dei due terroristi uccisi dalle forze di sicurezza e afferma che l'attacco si poteva evitare se la autorità avessero dato retta agli esperti informatici che monitoravano le loro mosse
Uno dei tunisini che ieri hanno attaccato il Museo del Bardo di Tunisi era un militante del partito islamico Ennahda. E' quanto sostiene il sito Tunisie-Secret, che afferma di aver ottenuto queste informazioni dalla pagina Facebook dell'attentatore, disattivata poco dopo la sua uccisione da parte delle forze di sicurezza tunisine. Si tratta di Saber Kachnaoui, ucciso insieme a Yassine Laabidi dopo il loro assalto al museo.
Il sito indipendente, creato sulla scia della rivoluzione tunisina del 2011, spiega che da Facebook emerge che Kachnaoui militava nel partito islamico membro della coalizione di governo e pubblica alcune foto (sempre scaricate dal suo profilo) che lo ritraggono a pranzo insieme a un noto imam tunisino, Abdelfattah Mourou, considerato un moderato.
L'imam, a sua volta, sarebbe vicino a Yusuf al-Qaradawi, religioso qatariota di origine egiziana, direttore del Consiglio europeo della fatwa e della ricerca, noto per il suo programma televisivo su al-Jazeera e per il suo sito IslamOnline. Tunisie-Secret sottolinea come la vicinanza dell'attentatore a Ennahda sia imbarazzante per il partito e azzarda l'ipotesi che siano stati proprio alcuni suoi militanti a cancellare la pagina Facebook di Kachnaoui.
Il sito ricostruisce poi l'attentato e le mosse precedenti dei due terroristi uccisi, spiegando che da tempo Amine Slama, esperto informatico specializzato in cyber-terrorismo, seguiva i loro spostamenti tramite il Web. Kachnaoui e Laabidi erano entrambi originari di Sbetla, nel governatorato centro-occidentale di Kasserine. Erano rientrati in Tunisa dalla Libia il 28 dicembre scorso, dopo aver combattuto con il sedicente Stato islamico (Is) in Siria.
Prima di arrivare in Siria, almeno uno di loro, Kachnaoui, aveva trascorso un altro periodo in Libia, in un campo di addestramento dell'Is. Rientrati in patria, i due si erano nascosti nella città di Ettahrir, non lontano da Tunisi, presso un commerciante che come loro militava per il gruppo Okba Ibn-Nafaa, copertura di una cellula del gruppo jihadista Ansar al-Sharia.
I due terroristi sarebbero arrivati ieri al Museo del Bardo in metropolitana e vi sarebbero entrati da un ingresso posteriore non sorvegliato, con l'intento di raggiungere la vicina sede del Parlamento. Non indossavano, come è stato detto all'inizio, uniformi militari.
Individuati da alcune guardie, hanno lanciato una granata e aperto il fuoco contro di loro, prima di correre verso il parcheggio del museo. Qui hanno aperto il fuoco contro due autobus di turisti appena arrivati. Ne hanno uccisi una ventina e ne hanno presi in ostaggio altri, prima dell'intervento delle forze di sicurezza.
Tunisie-Secret afferma che questo attentato poteva essere evitato, se le autorità avessero dato retta alle segnalazioni di Amine Slama, che monitorava i movimenti dei due e di altri estremisti da almeno due mesi. Il sito accusa inoltre il governo di non aver preso misure serie per rendere immediatamente inoffensivi i jihadisti che rientrano dall'Iraq, dalla Siria o dalla Libia.