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Il tamarino edipo salvato dalla plastica riciclata

Il tamarino edipo salvato dalla plastica riciclata
21 novembre 2018 | 12.03
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Non arriva a sfiorare i 500 gr di peso e non supera i 50 cm di lunghezza, ma per vivere ha bisogno di 50 o 60 specie arboree differenti che gli offrano casa, fiori, frutti. Ma tra il 2015 e il 2016, il tasso di deforestazione dell’unico Paese al mondo in cui vive è aumentato del 44% ed è per questo che la Iucn (International Union for Conservation of Nature) classifica il tamarino edipo a un solo livello che precede l’estinzione: a questa piccola scimmia è rimasto un’areale protetto di 2.600 kmq con una perdita di foresta originaria di 200mila kmq.

Ma nel nord-ovest della Colombia, i ricercatori del Proyecto Titì hanno trovato il modo di salvare il tamarino edipo usando l’economia circolare: nelle comunità e nei villaggi, stanno sostituendo le recinzioni agricole in legno, che prevedono il taglio degli alberi della foresta, con palizzate in plastica riciclata, grazie all’impegno nel riciclo dei rifiuti delle popolazioni locali.

Proprio a loro andrà l’aiuto della campagna internazionale “Salva un albero, salva un tamarino”: con 13 euro si potrà acquistare un elemento della recinzione, fino ad arrivare ad un massimo di cento con una donazione di 1.300,00 euro.

“L’obiettivo è ricevere donazioni per piantare un totale di 500 pali in plastica riciclata, che metteranno Proyecto Titì nelle condizioni di ripristinare un corridoio forestale di 60 ettari", spiega Caterina Spiezio, responsabile del settore ricerca e conservazione del Parco Natura Viva di Bussolengo, che da anni sostiene l’organizzazione colombiana in campo.

“A questo stadio infatti - aggiunge - è necessario non solo smettere di tagliare la foresta, ma anche riconnetterne le aree frammentate: senza che le popolazioni di tamarino edipo possano incontrarsi, questa specie è condannata alla scomparsa”.

Tra un’area naturale e l’altra infatti, vi è ormai un’infinità di ostacoli impossibili da superare per una piccola scimmia arboricola: centrali idroelettriche, strade, l’apertura di pascoli, taglio del legname e piantagioni industriali stanno confinando i tamarini in aree sempre più ristrette, dalle quali non possono disperdersi e formare nuove famiglie.

Fino ad oggi, Proyecto Titì ha ripiantato 25mila alberi appartenenti a 22 specie vegetali adatte ad offrire ai tamarini una casa e del cibo. Ha riforestato 41 ettari e ripristinato 120 ettari di corridoi, il che corrisponde a 113 campi da calcio a disposizione di 5 piccole famiglie. “Se la campagna internazionale andrà bene, in quella zona della Colombia la plastica sarà riciclata, quelle zone di foresta rimarranno in piedi e i tamarini avranno ancora una casa”, conclude Spiezio.

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