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Bob Kunze-Concewitz: "Campari guarda agli Usa, ma non abbandona l'Italia"

 - Campari
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28 febbraio 2017 | 20.31
LETTURA: 3 minuti

Campari non arresta la sua corsa all'estero, ma non per questo abbandona le sue radici in Italia. Il marchio storico fondato nel 1860 è oggi uno dei maggiori player a livello globale nel settore degli spirit, con un portafoglio di oltre 50 marchi. La sede principale resta nel Milanese, a Sesto San Giovanni, ma conta 18 impianti produttivi in tutto il mondo e una rete distributiva propria in 20 Paesi.

Un gruppo in controtendenza: mentre l'Italia sembra sempre più terra di conquista, soprattutto francese, il gruppo è pronto a nuove conquiste fuori dai confini come svela l'amministratore delegato Bob Kunze-Concewitz, intervistato dall'Adnkronos, nel giorno della diffusione dei risultati 2016. Le acquisizioni, Campari ne ha messe a segno 17 solo negli ultimi 7 anni, "sono nel nostro Dna - Bulldog London Dry Gin è stata la numero 26 a partire dal 1995 - e sono parte integrante della nostra strategia, composta al 50% da crescita organica e al 50% da crescita per linee esterne", spiega.

Negli ultimi anni il gruppo che impiega circa 4mila persone ha messo a punto non solo acquisizioni strategiche ma anche contratti di distribuzione, oltre alla penetrazione in diversi mercati e segmenti di prodotti. "Per quanto riguarda la crescita per linee esterne, quello che ci guida - precisa l'ad - sono le geografie e non le categorie: il nostro obiettivo è accrescere la nostra massa critica nei Paesi dove siamo già presenti".

L'Italia "è il nostro Paese di origine - dice l'ad di Campari Bob Kunze-Concewitz - e oggi pesa per il 23,6% del fatturato globale. In un mercato che sta perdendo, noi stiamo comunque andando molto bene, anche se è chiaro che le opportunità di crescita maggiori sono altrove. Negli Stati Uniti per esempio, che sono la più grande profit pool della nostra industria e che oggi rappresentano il mercato più grande per noi con il 24,8% del fatturato". Una miscela sapiente di crescita organica, attraverso un forte brand building, e di crescita esterna, attraverso acquisizioni mirate di marchi e business che creino valore per gli azionisti.

"La nostra industria si basa su due fattori: persone e marchi. In Campari abbiamo talenti eccezionali. Per quanto riguarda i nostri marchi, sono autentici e con delle bellissime storie. Basti pensare all’iconicità delle nostre sei Global priorities (Campari, Aperol, Skyy, Grand Marier, Appleton Estate, Wild Turkey), oppure al nostro portafoglio di Italian specialties (Averna, Braulio, Frangelico, Cynar, Cinzano), che non ha nessun altro player".

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