La Fed ha scelto di combattere l'inflazione a ogni costo. Per la Bce, strumenti e rischi diversi
Recessione tecnica, per definizione, ma problemi reali. Negli Stati Uniti, con la Fed impegnata a combattere l'inflazione, arriva una notizia inattesa sul fronte della crescita: un calo a sorpresa del Pil sceso nel secondo trimestre dello 0,9% annuo e dello 0,2 congiunturale. Il dato si somma a quello già negativo del primo trimestre (-1,6%) formalizzando l'ingresso in recessione, tecnicamente legata a due trimestri consecutivi di calo del Pil.
Il dato del Dipartimento al Commercio di Washington contrasta con le attese degli analisti che prevedevano una crescita dello 0,5%. A spingere in basso il dato sono state le riduzioni degli investimenti fissi e della spesa pubblica mentre i consumi privati sono saliti ancora dell'1%. In ottima salute, apparentemente in contrasto con l'idea di 'recessione', anche il mercato del lavoro con una disoccupazione ai minimi, intorno al 3,6%.
L'economia americana è alle prese con un dilemma classico, quello tra sostegno alla crescita e contenimento dei prezzi, che la politica monetaria ha scelto di risolvere a vantaggio degli strumenti necessari a combattere l'inflazione, con un innalzamento del target sui tassi di interesse di 75 punti base, accentuando l’atteggiamento restrittivo già assunto da alcuni mesi. La scelta fatta scommette sulla convinzione che il rischio recessione, visti i dati quasi una certezza, sia da preferire rispetto al rischio che si perda definitivamente il controllo dell'inflazione.
Lo stesso dilemma, teoricamente, riguarda l'Europa e le scelte della Bce. Per ora, la concomitanza di inflazione alta e di crescita negativa è scongiurata nel Vecchio continente dalle condizioni tutto sommato ancora favorevoli del contesto economico. Ma se si dovesse arrivare a uno stop totale delle forniture di gas dalla Russia, lo scenario americano diventerebbe istantaneamente uno scenario anche europeo. Con la differenza, sostanziale, di una diversa capacità di reazione e della frammentazione tra gli Stati membri che espone alle tensioni sui mercati finanziari e alle tentazioni speculative.