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Trivelle, spunta ipotesi decreto ad hoc

Trivelle, spunta ipotesi decreto ad hoc
23 gennaio 2019 | 16.50
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"Non c'è stato nulla da fare, restiamo lontani dall'accordo". A fine giornata, dopo una trattativa estenuante sul tema trivelle, alla Lega non resta che prendere atto di quello che i big del Carroccio, che lavorano sul dossier energetico, definiscono un "irrigidimento dei Cinque Stelle incomprensibile". Un nulla di fatto, dopo aver cercato l'intesa sulle trivellazioni, su cui pesano le parole del ministro Costa che ha puntato i piedi, facendo sapere che lui non firmerà per il via libera alle perforazioni. Non è bastato, spiegano fonti parlamentari della Lega, proporre una "rivisitazione dei canoni, facendo notare come bisogna innanzi tutto garantire la tenuta delle aziende". Dallo stallo, ragionano i leghisti si deve uscire. Tra le possibilità da valutare, a quanto apprende l'AdnKronos quella di stralciare dal dl semplificazione la questione delle trivelle, pensando a un decreto energetico ad hoc, in cui sia possibile fare una sintesi di maggioranza che riesca a tenere insieme le esigenze ambientali e quelle produttive e energetiche. Stralcio che ha chiesto lo stesso Pd in serata, per consentire l'esame del dl semplificazioni che cancella la tassa sul no profit. Il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Danilo Toninelli, intervistato a 'Stasera Italia', ha parlato tuttavia di accordo in serata: "Le trivelle direi proprio di no. C'è una proroga, un blocco di 18 mesi, la Lega è d'accordo. Penso che stanotte stessa troviamo una soluzione, come sempre si fa sintesi, accordo".

Intanto la difficile trattativa tra Lega e Movimento 5 stelle è ancora in corso. A quanto si apprende da fonti di governo M5S, il Movimento 5 Stelle non arretrerà di un centimetro sulla questione. E oltre a sospendere le nuove prospezioni e ricerche di idrocarburi, fino all'approvazione del Piano per la transazione energetica sostenibile nelle aree idonee, il M5S è anche per rideterminare i canoni di coltivazione e stoccaggio degli idrocarburi. Infatti, riferiscono le stesse fonti, è essenziale smettere di fare regalie economiche alle compagnie petrolifere che, ad oggi, pagano circa 40 euro per chilometro quadrato di suolo a fronte di fatturati di miliardi di euro annui. 'Sostanzialmente -spiegano -, le multinazionali vengono a prendersi il nostro petrolio devastando il territorio italiano e lo rivendono all'estero lasciando solo danni al nostro Paese. L'Italia deve riprendersi la sovranità delle proprie fonti energetiche, delle proprie coste, del proprio mare, della propria terra', sostengono le fonti.

LO SCONTRO - Nel corso della giornata il governo non ha mai sciolto il nodo sulle proposte di modifica da inserire nel dl semplificazioni che riguardano le trivelle. Per questo il decreto, spiegava all'Adnkronos un esponente di peso del M5S, "potrebbe saltare". La trattativa tra M5S e Lega comunque continua: secondo quanto apprende l'Adnkronos il tema sarebbe la percentuale dell'aumento degli oneri concessori. Le Commissioni Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato sono quindi bloccate nell'attesa che la maggioranza trovi un'intesa.
Stamattina il ministro Costa era stato netto: "La Via (Valutazione di impatto ambientale, ndr) si compone da una commissione autonoma che rilascia un parere che va sul tavolo politico, non è un obbligo firmarlo, è una valutazione. Lo dico - aveva spiegato - perché io sono per il no alle trivelle e le trivelle passano per la Via che arriva sul tavolo del ministero dell'Ambiente: io non le firmo. Mi sfiduceranno per questo come ministro? Vabbè, tornerò a fare il generale dei Carabinieri, è la libertà di chi ha un altro lavoro".
A replicare al ministro attraverso l'Adnkronos, il viceministro per l'Economia, il leghista Massimo Garavaglia: sulle trivellazioni "Costa deve fare il ministro, non quello che vuole lui" visto che ci sono "atti obbligatori e c'è un iter in corso". Sulla vicenda delle trivelle, ha poi aggiunto Garavaglia, "ci sono atti obbligatori, è una questione amministrativa, non di scelta politica".

Costa ha invece incassato l'approvazione del presidente della Camera Roberto Fico: "Non si può pensare - ha dichiarato - di vivere il presente e progettare il futuro restando ancorati a modelli del passato. Viviamo un'epoca di transizione energetica che può solo andare avanti e non ammette passi indietro. Un momento di evoluzione e trasformazione che riguarda l'energia e i modelli di sviluppo e che detta la strada da seguire, quella delle fonti rinnovabili, con l'abbandono progressivo delle fonti fossili. In questo quadro di rivoluzione economica ed energetica vanno sospese le ricerche di nuovi giacimenti di idrocarburi, a partire dalle trivellazioni in Italia"."Dobbiamo investire nelle rinnovabili, nel futuro. Il passato e le tecnologie obsolete, lasciamoceli alle spalle", conclude la terza carica dello Stato.

A confidare in una comunione di intenti era invece è Mauro Coltorti, presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato ed esponente del M5S: "E' chiaro che siamo due forze politiche che su alcuni argomenti hanno idee diverse, si sapeva che c'erano pareri discordanti" ma "confido in una ricomposizione", ha commentato all'Adnkronos. "Ma - precisa Coltorti - c'è anche il fatto che la quinta Commissione deve terminare di esprimere i pareri. E' un procedimento complesso, ci sono varie questioni. Le trivelle sono uno di questi argomenti. Le opposizioni vogliono essere rese partecipi su questi temi, quindi si rinvia, in attesa che sia tutto ben definito. Aspettiamo il parere della Commissione, spero in giornata di riunire la Commissione e andare a chiudere".

EMENDAMENTO 'BOLLINATO' - ''Entro diciotto mesi'' dalla data di entrata in vigore del decreto legge semplificazioni dovrà essere approvato il 'piano per la Transizione energetica sostenibile delle aree idonee' che dovrà individuare ''un quadro definitivo di riferimento delle aree'' dove sarà consentito utilizzare le trivelle. Il 'Pitesai' è contenuto in un emendamento, che ha ottenuto la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato, ma su cui ancora non c'è l'accordo politico.

Il Pitesai dovrà tenere conto di ''tutte le caratteristiche del territorio, sociali, industriali, urbanistiche e morfologiche'' e sarà adottato ''previa valutazione ambientale e strategica''. Il piano, inoltre, per ottenre il via libera sulla terraferma, dovrà ottenere l'ok della Conferenza unificata.

La proposta di modifica stabilisce che, con un decreto del Mise e del ministero dell'Ambiente, dovrà essere approvato il piano che fisserà i paletti per lo svolgimento delle ''attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale, volto a valorizzare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle stesse'', si legge. Fino all'approvazione del Pitesai, ''al fine della salvaguardia e del miglioramento della sostenibilità ambientale e sociale'', sono sospesi i procedimenti amministrativi, ''ivi inclusi quelli di valutazione di impatto ambientale relativi al conferimento di nuovi permessi''.

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