Domani Confsal "torna in piazza per festeggiare la 'Giornata del lavoro' che quest’anno è dedicata al tema: 'Insieme per + sviluppo + occupazione + sicurezza: lavoratrici, lavoratori, imprenditori, giovani, pensionati'. Sul palco, infatti, ci saranno non solo i rappresentanti dei lavoratori e ospiti istituzionali ma anche imprenditori e rappresentanti datoriali". Lo sottolinea all'Adnkronos il segretario generale Confsal, Angelo Raffaele Margiotta, spiegando che "questa è la nostra idea del Primo Maggio: siamo convinti che per dare risposte significative ai bisogni del Paese sia necessario un 'fronte del lavoro' che riunisca tutte le forze attive e le componenti sociali. Perché è solo con un approccio condiviso che si possono affrontare i nodi dell’occupazione nel nostro Paese: il Mezzogiorno, i giovani, la formazione, la sicurezza, il Pnrr, i salari nei settori economicamente più deboli".
"Per noi - aggiunge il leader Confsal - la 'Giornata del lavoro' è un appuntamento che mantiene ancora oggi il suo valore ma che deve cambiare accezione". Per Margiotta, il 1° maggio "non può essere solo una festa di parte ma deve essere una giornata che unisce le forze sociali, giovani e donne, lavoratori e pensionati, imprenditori e grandi aziende, per agire insieme in modo deciso ed efficace sui tanti problemi che dobbiamo affrontare: dall’inadeguata formazione dei ragazzi alla scarsa incisività delle misure di inserimento e reinserimento al lavoro, dalle misure di sostegno al reddito e alla famiglia; a quelle necessarie per accrescere la competitività delle imprese, soprattutto le piccole e medie, e per colmare il divario socio-economico fra Nord e Sud del Paese".
In questo contesto, "serve un Patto del lavoro tra sindacato e rappresentanti delle imprese, che coniughi la valorizzazione e il benessere della persona con la promozione della competitività delle aziende, soprattutto di quelle che investono nella crescita dei lavoratori", sottolinea ancora Margiotta ricordando che "la Confsal ha come priorità il diritto al lavoro che deve essere riconosciuto a tutti i cittadini, dando dignità alle persone, soprattutto più giovani".
Questi - ricorda - "sono un potenziale enorme ma, senza competenze, non trovano opportunità concrete di realizzazione e non riescono a ottenere la dignità del lavoro. Il sistema della formazione non riesce ad assicurare una reale occupabilità e le politiche attive sono un fallimento, perché incidono per lo zero virgola sulla dinamica del mercato del lavoro".
Sono problemi che - spiega il leader sindacale - "si amplificano ancora di più nel Mezzogiorno, il cui divario con il Nord cresce anziché diminuire. E non si può confidare solo nel Pnrr, che oggi sembra essere la panacea di tutti i mali. Se non avrà ricadute strutturali sul tessuto industriale sarà un boomerang per tutti quei settori economici che non ne beneficeranno ma saranno chiamati a contribuire alla restituzione delle risorse. Per molti rischia di essere una partita a perdere. E poi c’è il tema della sicurezza con il numero di infortuni e morti sul lavoro che si aggiorna quotidianamente". "Occorre quindi cambiare rotta e occorre farlo insieme – lavoratori e imprenditori – per dare risposte concrete a questi problemi" conclude Margiotta.