“Il divario sulla digitalizzazione tra piccole e grandi aziende è un vecchio tema, ma quando una piccola realtà è inserita in una catena di valore, ed è quindi parte di una catena di fornitura, è evidente che è più stimolata a investire in innovazione tecnologica”.
Così Andrea Bianchi, direttore Politiche industriali di Confindustria, ha commentato i dati della “EY Digital Manufacturing Maturity Index 2019”, l’indagine di EY sullo stato di digitalizzazione delle aziende manifatturiere italiane, presentata oggi a Milano.
Tra i risultati della ricerca c’è infatti il divario tra piccole e grandi aziende nell’utilizzo di tecnologie innovative. Il 70% delle grandi aziende ha un piano di sviluppo definito e ha introdotto all’interno dell’azienda tecnologie innovative e di industria 4.0, sfruttando anche i benefici fiscali previsti in tema di innovazione e rispetto dell’ecosistema; le pmi, invece, hanno incontrato ostacoli nell’avvicinamento alle tecnologie digitali e nell’accesso agli incentivi, e si mostrano deboli in tema di cultura aziendale, governance del cambiamento e strategia dello sviluppo.
“In questi anni abbiamo perso il 18% della nostra base manifatturiera — ha sottolineato Bianchi — ma le imprese che hanno resistito sono quelle che hanno mostrato una tensione positiva verso i mercati più attenti all’innovazione, e hanno le caratteristiche per continuare a essere competitive”.
“Adesso c’è bisogno soprattutto di investimenti in cultura dell’innovazione — ha concluso Bianchi — c’è un evidente ritardo del Paese su questi temi e l’industria manifatturiera o fa il salto definitivo o rischia di restare fuori”.