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Pil, Istat rialza stime crescita del primo trimestre: +0,6%

Dopo la stima preliminare diffusa a fine aprile, il dato definitivo: "Confermata ripresa economia italiana nei primi tre mesi del 2023". I dati sull'inflazione: a maggio scende al 7,6%, leggera frenata carrello spesa

Afp
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31 maggio 2023 | 10.53
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Dopo la stima preliminare diffusa a fine aprile, nel dato definitivo l'Istat rialza il valore positivo per la crescita dell'economia italiana nel primo trimestre portandolo a +0,6% (con un aumento di 0,1 punti) congiunturale mentre su base annua si passa da +1,8 a +1,9%. La variazione acquisita per il 2023 è pari a +0,9%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima di aprile (+0,8%). Rispetto al trimestre precedente, segnala l'istituto, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in aumento, con una crescita dello 0,7% dei consumi finali nazionali e dello 0,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, dell’1% e dell’1,4%.

Al Pil ha dato un contributo positivo la domanda nazionale al netto delle scorte (+0,7 punti percentuali): +0,3 i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, +0,2 gli investimenti fissi lordi e +0,2 la spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Per contro, sia la variazione delle scorte, sia la domanda estera netta hanno contribuito negativamente alla variazione del Pil, entrambe per -0,1 punti percentuali. L'Istat registra poi andamenti congiunturali positivi del valore aggiunto nell’industria e nei servizi, cresciuti rispettivamente dello 0,2% e dello 0,8%, e una stazionarietà nell’agricoltura.

Commentando il dato, l'Istat sottolinea come si "conferma la ripresa dell’economia italiana nel primo trimestre del 2023 dopo la battuta d’arresto di fine 2022".

L’aumento del totale degli investimenti è stato determinato dalla spesa per impianti, macchinari e armamenti che è cresciuta dello 0,8%, del 6,8% la componente di mezzi di trasporto, da quella delle abitazioni e dei fabbricati non residenziali e altre opere rispettivamente pari allo 0,7% e all’1,5%, dagli investimenti in prodotti di proprietà intellettuale cresciuti dello 0,3%, mentre la spesa in risorse biologiche coltivate è scesa dello 0,8%.

La spesa delle famiglie sul territorio economico ha registrato un aumento in termini congiunturali dello 0,3%. In particolare gli acquisti di beni durevoli sono cresciuti del 2%, quelli di beni non durevoli dell’1,4%, quelli di servizi dello 0,1%, mentre quelli di beni semidurevoli sono diminuiti del 3,1%. In ripresa dell’1,3% in termini congiunturali le ore lavorate, dello 0,8% le posizioni lavorative e dell’1,1% le unità di lavoro, mentre i redditi da lavoro dipendente pro-capite risultano stazionari.

INFLAZIONE

A maggio, secondo le stime preliminari, l’inflazione riprende a scendere, tornando, dopo la risalita registrata ad aprile, al livello di marzo 2023 (+7,6%). Lo scrive l'Istat sottolineando come "il rallentamento appare ancora fortemente influenzato dalla dinamica dei prezzi dei Beni energetici, in particolare della componente non regolamentata, in calo su base congiunturale". Nel settore alimentare, i prezzi dei prodotti lavorati mostrano un’attenuazione della loro crescita su base annua, che contribuisce alla decelerazione dell’inflazione di fondo (scesa a +6,1%). Prosegue, infine, la fase di rallentamento della crescita tendenziale dei prezzi del “carrello della spesa”, che a maggio è pari a +11,3%.

Se a maggio rispetto al mese precedente l'inflazione è scesa di 0,6 punti al 7,6% è molto più contenuto il calo di quella "di fondo”, ovvero al netto degli energetici e degli alimentari freschi, che rallenta da +6,2% a +6,1% mentre quella al netto dei soli beni energetici passa da +6,3%, registrato ad aprile, a +6,2%. Lo segnala ancora l'Istat evidenziando un dato - quello dell'inflazione 'core' - che è forse il più monitorato (anche perché meno volatile) dalle banche centrali nella definizione delle proprie politiche monetarie.

A maggio, secondo le stime preliminari, i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano in termini tendenziali (da +11,6% a +11,3%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +7,9% a +7,1%).

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