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Noci, ricadute virus non solo su Cina, rischi anche per turismo Italia

Per il docente Polimi 'le nostre aziende hanno bloccato i viaggi, problemi per i 'ricchi' turisti cinesi. Conseguenze serie se crisi arriva a metà febbraio'

(Afp)
(Afp)
25 gennaio 2020 | 16.13
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"Per ora è difficile quantificare le conseguenze economiche" dell'epidemia di coronavirus scoppiata in Cina ma anche in Italia "già iniziamo a sentirne le ricadute: si rischia un pesante impatto sul turismo, anche perché in questi giorni si spostano 400 milioni di persone, molte dirette all'estero. E non dimentichiamo che nel nostro paese i visitatori cinesi sono quelli con lo scontrino medio più alto". Così Giuliano Noci, Prorettore del Polo territoriale cinese del Politecnico di Milano e uno dei maggiori conoscitori italiani del 'sistema Cina', delinea all'Adnkronos lo scenario preoccupante aperto dal contagio in atto nel paese (e non solo).

"Con Pechino e Shangai in massima allerta, e l'area di Wuhan bloccata, le ripercussioni inizieranno a riverberarsi anche in Europa, visto che parliamo della più grande popolazione turistica del pianeta". E un possibile test delle ricadute si avrà - spiega - "il 4 febbraio a Monte Napoleone dove abbiamo in programma un evento solo per visitatori cinesi, che sono quelli - assieme a quel che resta dei russi - che mantengono in piedi" la via 'storica' dello shopping di lusso milanese".

Ma non solo: "al Politecnico - aggiunge Noci - abbiamo in arrivo nei prossimi giorni 30 top manager cinesi per partecipare a nostri di formazione ma al momento non siamo sicuri della loro presenza". "Avevamo una serie di viaggi pianificati nelle prossime settimane, ma le aziende con cui lavoriamo - spiega- hanno impedito ai dipendenti di andare in Cina". E quando non si arriva allo stop, "perlomeno vengono ritardate attività già pianificate".

Ad aggravare le ricadute economiche, anche la posizione 'centrale della metropoli in cui il virus è esploso: "Wuhan - spiega Noci - è una città cruciale dal punto di vista logistico e tecnologico. Se si ferma, le conseguenze per l'economia cinese non sono banali".

Il docente evidenzia come "rispetto allo scoppio della Sars per fortuna la reazione delle autorità è stata molto diversa. All'epoca non avevano diffuso i dati sul contagio, oggi invece già dopo i primi giorni nel database della comunità scientifica sono stati fornite le informazioni" sui casi di persone infette. Peraltro - osserva - "nei nostri contatti con interlocutori fuori dalle zone calde non sentiamo troppa preoccupazione. Siamo in contatto con Xian - dove il Politecnico ha un campus, con la Joint School of Design and Innovation Centre assiema lla Xi’an Jiaotong University - e li sentiamo tranquilli".

Per Noci sul fronte produttivo l'impatto per ora è limitato visto che il Capodanno "è l'unico periodo in cui le fabbriche sono davvero chiuse". "Ma se questa situazione dovesse protrarsi fino alla seconda metà di febbraio, allora lo scenario diventerebbe critico. E se la Cina 'starnutisce' - conclude lo studioso - noi prendiamo la polmonite".

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