Una eventuale messa in discussione degli accordi con l'Ue che contempli la fuoruscita dell'Italia dall'euro "sarebbe fonte di rischi incalcolabili per il nostro paese". A sottolinearlo all'Adnkronos è il viceministro dell'Economia Enrico Morando che indica nel programma di Lega e M5s il vero problema della situazione di empasse che si è creta sul nodo del ministro dell'Economia. "L'indicazione di Paolo Savona per via Venti settembre -spiega- è solo l'ultimo tassello. Lui certamente interpreta bene la posizione dei due partiti sull'euro. Avendo sostenuto posizioni simili a quelle di Varoufakis sull'euro rappresenta una scelta coerente con quanto scritto nei programmi di Lega e M5s".
"Chiunque avesse letto e preso sul serio i programmi di Lega e M5s avrebbe visto per tempo che la critica all'euro è il vero punto di effettiva convergenza tra i due partiti. D'altra parte la prima bozza del programma esprimeva in modo inequivocabile i propositi dei due partiti che si apprestano a formare il governo. Nella bozza c'è scritta la verità del loro orientamento". Perciò, spiega Morando, "per capire quello che sta succedendo occorre rileggere la bozza che chiedeva un percorso per uscire dall'euro e alla Bce di non tener conto di 250 miliardi del nostro debito".
Con queste premesse, ragiona Morando, "la scelta di Savona, la cui competenza e livello di preparazione sono indubbi, rappresenta solo il definitivo orientamento verso quel programma. Si conferma l'orientamento euroscettico del governo italiano. Una posizione -osserva il viceministro- simile a quella dei falchi tedeschi che sostengono da tempo la necessità di introdurre regole per la fuoruscita dall'euro con l'obiettivo di facilitare l'allontanamento di quei paesi poco inclini a rispettare la disciplina di bilancio e le regole".
D'altra parte, ricorda Morando, "è dal 2009 che non si esclude che ci possa essere un fallimento dell'euro. Lo spread tra i titoli tedeschi e quelli degli altri paesi non esprime più difficoltà legate all'economia ma è un indicatore del rischio connesso al volume globale del debito. E' chiaro, dunque, che il nostro paese con il debito che si ritrova corre rischi davvero grandi. L'ipotesi che l'euro possa non essere la nostra moneta del futuro, espone le persone, i risparmiatori e le imprese ad uno shock di lungo periodo e dalle conseguenza imprevedibili".