Il leader della Cglil: "Bisogna regolamentarlo, oggi no lo è. Bisogna fissare i limiti orario, garantire il diritto alla disconnessione e la dotazione tecnologica deve essere adeguata"
"Lo smart working nella contrattazione non deve diventare una modalità di lavoro permanente a meno che ci sia una scelta volontaria di una persona". Lo ha detto il segretario generale della Cgil Maurizio Landini commentando l'indagine 'Quando lavorare da casa è... Smart', promossa dall’area politiche di genere della Cgil nazionale realizzata insieme alla Fondazione Di Vittorio.
"Nel lavoro, a qualsiasi livello, la relazione non è solo utile per le relazioni umane ma lo è anche per il funzionamento della stessa impresa e la creatività - ha spiegato Landini - Inoltre per il leader della Cgil lo smart working bisogna "regolamentarlo, oggi no lo è" ha sottolineato. "Il lavorare da casa un conto è se è regolato e ho diritti da far valere, un conto se sono costretto perché è l'unico modo per continuare ad avere uno stipendio". Bisogna "fissare i limiti orari, giornalieri, settimanali" che ci devono essere come se lavoro all'interno di una impresa: "Le stesse condizioni di salute e sicurezza" ci devono essere "e il mio trattamento economico e normativo pur lavorando a distanza non deve essere inferiore a chi lavora con la stessa mansione dentro al luogo di lavoro". Landini ha poi rimarcato che ci deve essere anche il "diritto alla disconnessione" e "la dotazione tecnologica deve essere adeguata".