Secondo una ricerca Deloitte, un concittadino su due adotta comportamenti responsabili a lavoro e cerca un impiego attento al benessere a 360 gradi
E’ ‘human sustainability (sostenibilità umana)’ la parola chiave per comprendere il futuro del mercato del lavoro, e forse il futuro in generale. La sostenibilità infatti non è più un concetto limitato ai confini del tema ambientale (comunque ampissimo), ma arriva ormai ad inglobare anche gli aspetti sociali e umani. In campo lavorativo, questo si declina sia in un’attenzione alle esigenze green sia nella creazione di valore per i lavoratori di oggi e di domani, e in più in generale della società.
La sostenibilità è diventata dunque sempre più rilevante per gli italiani e passa anche dai comportamenti virtuosi messi in atto in azienda. Comportamenti che a loro volta spingono le imprese a una maggiore responsabilità, ambientale e in termini di work-life balance, inquadramento e opportunità di crescita professionale. In sintesi, gli italiani sono cittadini e lavoratori sempre più consapevoli, secondo quanto emerge dal terzo report dell’Osservatorio Deloitte dedicato a sostenibilità e innovazione, dal titolo “Il Cittadino Consapevole: comportamenti virtuosi in azienda per raggiungere un successo sostenibile”.
Infatti, evidenzia la ricerca, oltre 2 concittadini su 3 affermano di aver iniziato a cambiare le proprie abitudini e il proprio stile di vita in modo più consapevole ed etico, e il 23% sta cercando di capire come farlo. Addirittura, quasi un italiano su 2 (45%) dichiara di adottare comportamenti sostenibilmente virtuosi nella propria azienda.
Il tema ambientale, quindi, è sempre più ‘caldo’. Ma non è l’unico. Se il 64% degli italiani dichiara di lavorare più volentieri in aziende con impatto ecologico positivo, quello che i lavoratori cercano è un approccio sostenibile e attento al benessere a 360 gradi, sostanzialmente ‘olistico’. Nello specifico, nei loro desideri c’è lavorare in un’impresa attenta a:
• buon equilibrio vita-lavoro (47%)
• benessere economico (46%)
• lavoro appassionante (39%)
• crescita professionale (28%)
• tutela dell’ambiente (20%).
Inoltre, circa 4 italiani su 10 ricercano aziende con una cultura e un approccio al business allineati con i propri valori, e che consentano di esprimere la propria personalità, di soddisfare le proprie passioni e i propri interessi.
Un’azienda che riesca a soddisfare questi requisiti ha vantaggi significativi perché otterrà:
• una maggiore dedizione al lavoro da parte degli impiegati, per quasi due terzi degli italiani (64%)
• un maggiore coinvolgimento, per circa 4 intervistati su 10 (37%)
• Una maggiore attrattività verso i talenti: il 23% degli intervistati cambierebbe lavoro pur di lavorare in un’azienda sostenibile e il 25% accetterebbe anche una riduzione dello stipendio.
Le aziende quindi devono adeguarsi alle ‘pressioni’ esercitate dai dipendenti, che assumono sempre di più il ruolo di stakeholder e possono così influenzare le decisioni di business. Le imprese, per non perdere opportunità di crescita, produttività e talenti migliori, devono adottare modelli di business e di gestione del personale nuovi, basati sulla sostenibilità ambientale, economica, sociale e “umana”. La human sustainability, appunto.
Una necessità che sembra essere stata recepita. Quasi 7 dirigenti italiani su 10, spiega il Report Deloitte, dichiarano che le loro organizzazioni sono state spinte ad aumentare le azioni di sostenibilità proprio a seguito delle crescenti richieste dei dipendenti. Per le aziende, capire le aspettative dei lavoratori e del mercato del lavoro verso le tematiche ESG diventa essenziale per la gestione delle risorse umane e per l’acquisizione di nuovi talenti in modo consapevole e purpose-driven, ovvero guidato da uno scopo che assume le sfumature della ‘missione’.
Per questo motivo, hanno iniziato un percorso di ridefinizione dei modelli di business andando a intersecare strategia e purpose in chiave sostenibile, in modo che ne benefici l’azienda stessa, il dipendente, e tutta la società in generale. Ecco dunque che più di un dirigente italiano su 2 riconosce priorità assoluta al tema del cambiamento climatico. Inoltre 8 su 10 stanno aumentando gli investimenti in tale ambito e sono ottimisti circa la possibilità di raggiungere una crescita economica responsabile.
Alla base non ci sono solo gli ideali, ma anche un discorso utilitaristico: l’attenzione all’ambiente significa anche, e soprattutto, generare un ritorno economico per i propri azionisti. Per quasi un dirigente su due questo è uno dei principali aspetti positivi derivanti dall’integrare un approccio sostenibile al business.
Due gli ambiti delle attività aziendali a cui sono particolarmente attenti i lavoratori italiani: green ed economia circolare da un lato, benessere e cultura della sostenibilità a 360 gradi dall’altro.
Quanto al primo aspetto:
• 1 lavoratore su 3 afferma che il proprio datore di lavoro ha avviato la transizione sostenibile e l’ha integrata nella propria strategia
• quasi 1 su 2 (45%) ritiene che le imprese adottino politiche di riduzione degli sprechi e di utilizzo di materiali riciclabili nei processi produttivi
• quasi 1 su 5 afferma che il proprio datore di lavoro sta puntando sulle rinnovabili
• Il 41% pensa che le iniziative realizzate siano prive di secondi fini; solo 1 su 3 si dice preoccupato che nascondano forme di greenwashing (ambientalismo di facciata).
Quanto al secondo aspetto, organizzativo e di cultura aziendale, emerge un interesse verso:
• adozione da parte della propria organizzazione di modelli di lavoro sempre più flessibili (23%)
• promozione della parità di genere e dell’inclusione (21%)
• formazione e sensibilizzazione interne all’azienda sulla sostenibilità (10%)
E se più di un italiano su 3, infine, ritiene che il proprio datore di lavoro stia mettendo a disposizione del proprio personale risorse per favorire l’adozione di comportamenti virtuosi sul posto di lavoro e si dichiara soddisfatto dell’impegno assunto dalla propria azienda in ambito sostenibilità, al contempo i lavoratori chiedono ancora un impegno ancora maggiore, in particolare su:
• riduzione degli sprechi e utilizzo di materiali riciclati (29%)
• promozione di forme di lavoro flessibili (22%)
• decarbonizzazione con l’impiego di rinnovabili (21%)
• adozione di premi per stili di vita e modelli di consumo sostenibili (19%)
• performance lavorative in linea con gli obiettivi ESG dell’azienda (19%)
• definizione di una value proposition costruita sempre più attorno alla sostenibilità (16%)
Richieste che spingono sempre più le imprese a integrare, proseguire e intensificare nel proprio modello di business una strategia di sostenibilità a tutto tondo, quella 'human sustainability' che può funzionare da guida e consentire di generare, infine, un impatto positivo non solo sui singoli dipendenti ma anche sulle aziende e sulla società nel suo complesso.