Il prezzo già pagato da Google, la sfida cinese di Baidu e l'Europa che si deve muovere
Potenzialità infinite, uno sviluppo che sarà imprescindibile seguire, una corsa che sta impegnando e continuerà a impegnare le big tech americane, quelle cinesi e l'Europa che non vuole essere solo spettatrice. La partita dell'intelligenza artificiale, e più in particolare dell'intelligenza artificiale applicata ai chatbot in grado di rispondere a qualsiasi domanda, come Chat Gpt, sviluppata da OpenAI, sostenuta da Microsoft e specializzata nella conversazione con l'utente umano, si sta giocando su più fronti. Tutto ruota però intorno al nodo che nessuno è ancora in grado di sciogliere: l'errore.
Il livello di affidabilità è salito tantissimo e Chat Gpt ha introdotto nel mercato un elemento di discontinuità rispetto a tutti i tentativi precedenti, perché l’utente chiede e il software risponde, con una precisione spesso disarmante. L'altro elemento chiave che spiega il successo di Chat Gpt è che è stata lanciata nella versione gratuita, per raccogliere più informazioni possibile dall'interazione con gli utenti. Grazie ai feedback che sono stati forniti, nel corso di questi mesi, sono stati apportati diversi aggiornamenti. Il lancio di una versione in abbonamento, Chat GPT Plus disponibile a venti dollari al mese, ha aggiunto potenzialità e una maggiore fruibilità ma non ha rimpiazzato la versione gratuita, che continua a girare e a fare il suo mestiere.
La reazione della società e del mercato al successo di Chat Gpt si è mossa su un doppio binario, come spesso avviene di fronte alle grandi innovazioni tecnologiche: la difesa e la corsa all'emulazione e al sorpasso. Da una parte i divieti, quelli delle scuole nello Stato di New York che l'hanno messa al bando, dall'altra gli investimenti enormi di Google con Bard, che vuole andare otre Chat Gpt, non limitandosi a fornire risposte ma puntando ad arricchire le conoscenze del suo interlocutore. Poi, c'è la Cina. A finanziare l’AI è Baidu, il motore di ricerca cinese più famoso al mondo e rivale diretto di Google: avrebbe speso alcuni miliardi per finanziare il nuovo sistema, battezzato Ernie, che dovrebbe debuttare a marzo.
Proprio Google ha però subito sulla sua pelle, e sui suoi conti, le conseguenze del rischio principale, quello di sbagliare. Ha perso 100 miliardi di dollari dopo la presentazione del suo chatbot. Il crollo in Borsa è avvenuto dopo la pubblicazione di un errore nel video di presentazione della nuova tecnologia. Bard ha affermato che il telescopio spaziale James Webb sarebbe stato usato per scattare le prime foto nella storia di un pianeta situato fuori dal sistema solare. Un'affermazione falsa, visto che i primi esopianeti sono stati fotografati grazie a potenti telescopi a terra anche 14 anni prima del lancio del James Webb.
Se l'errore può costare in termini di credibilità, e di reputazione, può anche essere l'origine di discriminazioni e distorsioni a livello sociale. Parlando dell'intelligenza artificiale Steve Wozniak, il co-fondatore di Apple, ha inquadrato il tema: “Il problema è che fa cose buone per noi, ma può commettere errori orribili non sapendo cosa sia l’umanità”. Come dire, abbiamo bisogno e avremo bisogno dell'intelligenza artificiale ma dobbiamo ancora imparare a usarla, limitandone il margine di errore. (di Fabio Insenga)