Secondo ricerche interne, almeno una ragazza su tre ha rivelato di aver sviluppato disturbi della percezione del proprio corpo collegati all’uso di Facebook e di Instagram.
Dall’acquisizione da parte di Facebook nel 2012, Instagram è cresciuta fino ad arrivare a un miliardo di utenti mensili, generando 20 miliardi di dollari ogni anno di introiti pubblicitari. Ma la sua crescita ha coinciso con l’acuirsi di una serie di problemi in parte collegati alla natura stessa dell’app, dall’altra alla sua perdita di autonomia, che l’ha resa sempre meno una “società nella società” quanto un dipartimento di Facebook. Come tale quindi viene trattata, fino al punto di tenere nascosti i dati negativi per non perdere quella fetta di pubblico - i più giovani - che sta abbandonando Facebook in massa.
Negli anni Instagram è stata utilizzata da Facebook per combattere le sue battaglie. Contro Snapchat, introducendo le storie (un successo di pubblico) contro TikTok, con i reel (un discreto fallimento). E anche se la natura puramente fotografica di Instagram l’ha messa al riparo dalle polemiche politiche che hanno colpito a Facebook e Twitter, la fame di pubblicità ha creato un mondo di influencer più o meno limpido. Ormai è impossibile sfuggire all’assedio di pubblicità e post sponsorizzati quando si usa l’app. Proprio per il fatto che Instagram si basa sulle immagini, è lì che si concentrano i problemi. La tendenza a condividere solo i momenti migliori, gli scatti più curati, i corpi più perfetti, può creare problemi a chi non è attrezzato per sfuggire a impietosi paragoni. Da anni gruppi di interesse e attivisti hanno Instagram e Facebook nel mirino per lo scarso controllo e addirittura la promozione di contenuti dannosi, particolarmente ai danni dei giovanissimi.
Nell’arco degli ultimi tre anni ricerche interne di Facebook, ora svelate dal Wall Street Journal, hanno mostrato i pericoli di Instagram per la salute mentale delle ragazze adolescenti. Secondo le ricerche, almeno una ragazza su tre ha rivelato di aver sviluppato disturbi della percezione del proprio corpo collegati all’uso di Instagram, e in molti hanno ammesso che l’uso del social provocava angoscia e un aumento di tendenze depressive. Come è emerso da presentazioni aziendali a uso interno “Il 32% delle adolescenti hanno dichiarato che nel momento in cui si sentivano insicure riguardo al loro corpo, Instagram le ha fatte sentire peggio” e ancora “Abbiamo peggiorato l’immagine di sé di una ragazza su tre”.
Report impietosi e realistici, che non cercano di indorare la pillola scaricando colpe sui competitor. “Il confronto è peggiore su Instagram”, si legge, dato che TikTok è “collegato alla performance” e Snapchat è “protetto dall’uso di filtri giocosi”. Karina Newton, a capo dei rapporti con il pubblico di Instagram, ha spiegato in un post che sono allo studio nuovi sistemi per spingere gli utenti a non cadere in fissazioni malsane: “Stiamo esplorando dei modi per invogliare gli utenti a esplorare diversi argomenti, proponendo contenuti che siano di ispirazione e conforto, e siamo ottimisti che questo possa aiutare a modificare quella parte della cultura di Instagram troppo focalizzata sull’esteriorità”. Ma il danno per l’immagine è grave, soprattutto se pensiamo che, mentre Facebook acquisiva i dati sui danni provocati da Instagram alla salute mentale degli adolescenti, stava studiando in contemporanea la proposta di attivare una versione rivolta ai minori di 13 anni.