“In un contesto di crescita della produzione industriale italiana, oltre il 70% delle imprese con il 40% degli occupati non innova a sufficienza. Negli ultimi due anni, però, il mercato è cambiato grazie agli effetti degli incentivi: il valore dei progetti di Industria 4.0 in Italia nel 2017 raggiunge un valore di circa 2,4 miliardi di euro con una crescita del 30% rispetto allo scorso anno. Tutto il sistema Paese deve puntare su questa dinamica”. Lo ha detto Donato Iacovone, ad di EY in Italia e managing partner dell’Area Med, in occasione del convegno dell’Ey Manufacturing Lab, forum organizzato in collaborazione con Mind the Change, con il supporto di Samsung, Microsoft ed Exs Italia.
Una occasione per presentare l'esito del percorso che ha visto Ey incontrare oltre 200, tra imprenditori, amministratori delegati e direttori industriali, che si sono confrontati in un percorso composto da 4 tappe territoriali (14 febbraio al Kilometro Rosso a Bergamo, 10 aprile in Unox a Padova, 10 maggio in Sitael a Bari e 7 giugno in Ima a Bologna), durante il quale sono state raccolte riflessioni e visioni sull’industria manifatturiera italiana, attraverso un format interattivo per stimolare la discussione.
"Un percorso molto concreto. Abbiamo incontrato - ha spiegato Marco Mignani, Med Industrial Products Leader di Ey - in quattro diverse tappe territoriali, che sono le aree sostanzialmente a maggiore vocazione manifatturiera in Italia, piccoli gruppi di imprenditori, amministratori delegati e responsabili di operations. In tutto 200 aziende con approfondimenti molto verticali. Abbiamo passato insieme mille ore del nostro tempo per affrontare i temi della trasformazione digitale in queste aziende".
"Il tema principale non è innestare tecnologia nei processi manifatturieri, ma sviluppare un buon livello di cultura digitale permeante in tutti i processi delle aziende manifatturiere. Questo è un tema molto importante. Un altro tema non secondario, riguarda la dimensione. Abbiamo ritrovato in questa nostra fotografia - ha aggiunto - diversi livelli di maturità digitale, in qualche modo correlati a quella che è la dimensione aziendale. Come dire che le aziende di dimensione più piccola, medio e medio-piccola stanno facendo un po' più di fatica a innovare i propri processi".
Per Mignani sono "svariati i fattori che possono determinare questo ritardo. Non credo ancora una volta che sia una differenza di tecnologia, che è comunque disponibile a prezzi accessibili e dunque non è quella la barriera che differenzia le aziende grandi da quelle medio piccole. Piuttosto, ancora una volta credo che il vero tema sia fare più fatica a sviluppare all'interno dell'azienda una cultura digitale che attraversa tutti i processi".
"Con il precedente governo, e con le politiche a supporto degli investimenti in macchinari digitali, c'è stato sicuramente uno sviluppo alla digitalizzazione delle aziende. Non bisogna però dimenticare che alcuni dati lasciano qualche dubbio e qualche perplessità. Recentemente Ucimu e dunque la Confindustria che raggruppa i produttori di macchine industriali ha pubblicato un questionario e dai risultati emerge che il 54% delle aziende nel 2017 non ha investito in macchinari digitali e dunque non ha usufruito di quelle che sono i benefici in termini di iper-ammortamento sugli investimenti. E quelle aziende che non lo hanno fatto sono aziende che sono o medio piccole, geograficamente sistemate nel centro e nel sud Italia".
Insomma, per Mignani non c'è "un'unica ricetta per tutte le aziende, dal momento che il quadro che abbiamo notato è estremamente eterogeneo. Le aziende più evolute hanno già fatto dei passi verso la digitalizzazione e gli interventi sia della direzione aziendale sia dei policy makers devono ora orientarsi nella ricerca innovativa e nel trasferimento di tecnologia innovativa tra università e aziende e il rafforzamento della proprietà intellettuale. Al contrario, nelle aziende che ancora devono fare passi verso la digitalizzazione, e dunque le aziende medio piccole, la strada verso la digitalizzazione è quella di sviluppare una vera e propria cultura digitale".