Dopo le parole di Mattarella, il presidente della Commissione Ambiente, intervistato dall'Adnkronos, assicura che nessun reato finirà più nel nulla: "La Camera ora faccia presto e non cambi nulla". Dal reato colposo alla definizione dei crimini ambientali, ecco tutte le novità del ddl dopo il via libera del Senato
"Bisogna fare presto" e "non cambiare una virgola" al testo licenziato dal Senato, "perchè quando il ddl sugli ecoreati diventerà legge cambierà il corso dei processi e nessun reato finirà più nel nulla come è stato il caso Eternit o di Casale o di Bussi sul Trino soggetti a strumenti che oggi sono troppo deboli". E' Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camera, a delineare con l'Adnkronos come il ddl sui reati ambientali modificherà gli scenari, all'indomani delle parole del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, sull'esigenza nel nostro paese di non "gestire la questione ambientale con l'esclusiva ottica dell'emergenza". Appena approdato alla Camera dopo il via libera del Senato, il ddl sui reati ambientali, che porta la firma dello stesso Realacci e dei deputati Salvatore Micillo di M5S e Serena Pellegrino di Sel, "è un lavoro che vede coinvolti tantissimi esponenti del Parlamento" e le parole di Mattarella "sono di grandissima importanza" osserva Realacci.
Il ddl "è rimasto fermo troppo tempo a Palazzo Madama dopo l'ok della Camera di un anno fa e tutto questo -evidenzia- a causa di pressioni molto forti". Ma, sottolinea, al Senato "si è risolto una problema chiave, facendo rientrare i reati colposi". "Se pensiamo che Schettino è stato condannato a 16 anni per un reato colposo che non per questo non andava perseguito, tutto ciò -spiega- vale anche per l'ambiente, per gli ecoreati. Reimmettere nella norma i reati colposi è un segnale anche per la società civile". Dunque, ribadisce Realacci, a Montecitorio "ora non va cambiato nulla". Molte, segnala, "le modifiche migliorative approvate sulla definizione dei reati ambientali, la prima riguarda la definizione del delitto di inquinamento ambientale: non è più una compromissione 'grave o irreversibile' dell’ecosistema, né 'una compromissione o un deterioramento durevoli dello stato preesistente' ma è diventato 'una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili'. La seconda prevede aggravanti in caso di morte o lesioni come conseguenza del delitto di inquinamento ambientale".
Ma Realacci tiene a dare la vision ed il cambio di passo per la società e per la lotta alla criminalità organizzata che arriva con la norma sugli ecoreati: "Nel 2001 ci fu in innalzamento delle pene sullo smaltimento dei rifiuti pericolosi, da quel momento si sono potute aprire molte indagini". Con il "Ronchi bis è partita una svolta" ricorda, riferendosi all'ex articolo 53 bis del decreto Ronchi (attuale art. 260 del Dlgs 152/2006), approvato nel 2001 che punisce con la reclusione fino a 6 anni chi organizza il traffico illecito dei rifiuti, che "ha istituito nel nostro ordinamento il delitto di attività organizzata di traffico illecito di rifiuti". Da quel momento, ricorda ancora Realacci, "è stato possibile usare le intercettazioni, le rogatorie, strumenti giuridici internazionali". "Un bel colpo alle ecomafie" osserva. "Se prima con un carico di cocaina entravi nell'occhio del ciclone della giustizia, dopo questo provvedimento la mannaia -insiste- potevi farla cadere anche su chi trafficava in rifiuti tossici". Ed i clan della camorra coinvolti nei traffici di rifiuti sono molti e potenti: Alfieri, Belforte, Bidognetti, Birra –Iacopino, Casalesi, Crimaldi, Fabbrocino, Galasso, La Torre, Mallardo, Marfella, Mazzacane, Moccia-Maione, Nuvoletta, Schiavone. E anche i numeri delle ecomafie parlano chiaro.
Stando al dossier Ecomafie di Legambiente, dall’entrata in vigore del delitto di attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, aggiunge le persone arrestate sono state ben 1.367, oltre 4.000 quelle denunciate e 698 le aziende coinvolte. Forse ancora più significativo è il numero relativo ai procedimenti penali aperti presso le Direzioni distrettuali antimafia: 253, iscritti tra l’agosto del 2010, data in cui è entrata in vigore la norma che assegna la competenza delle indagini alle Dda, e il 31 dicembre 2012. Insomma, conclude Realacci, "il ddl sui reati ambientali dà un segnale fortissimo anche culturale". Stando alle nuove definizioni del Senato, il testo licenziato a Palazzo madama prevede per i reati di inquinamento ambientale da 2 a 6 anni di carcere con un multa da 10mila a 100mila euro; inoltre chiunque abusivamente provoca un disastro ambientale è punito con la reclusione da 5 a 15 anni; la messa in pericolo colposa dell'ambiente viene punita con le stesse pene previste dalle fattispecie di inquinamento e di disastro ambientale - a seconda dei casi - ridotte di un terzo. Dal Senato, infine, stabilite altre due fattispecie di reato: l'omessa Bonifica e la tecnica trivellazione 'air gun' che diventa fuori legge, la confisca e il coordinamento delle indagini con l'Agenzia delle Entrate e il Procuratore nazionale antimafia.