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Fase 2: didattica a distanza, Milano-Bicocca studia la lezione perfetta

L’Università punta all’innovazione della didattica digitale e finanzia quattro progetti di ricerca

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18 maggio 2020 | 14.43
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Dall’aula allo schermo, così la pandemia sta riscrivendo le regole della didattica universitaria e da oggi i ricercatori di Milano-Bicocca studieranno quelle più efficaci per trasformare la nuova sfida formativa in un’opportunità di innovazione e cambiamento. Quattro assegni di ricerca per altrettanti progetti condotti da gruppi multidisciplinari dell’Ateneo sono stati finanziati dall’Università di Milano-Bicocca per studiare il tema strategico della didattica digitale.

Con l’obiettivo di favorire una migliore comprensione del fenomeno della didattica a distanza, i quattro team di ricerca potranno contare sui numeri registrati dalla piattaforma per l’e-learning d’Ateneo. Dal 3 marzo, i docenti dei 14 dipartimenti dell’Università hanno erogato più di 38mila video-lezioni; mentre oltre 410mila sono stati gli accessi alla piattaforma da parte degli utenti della comunità universitaria.

''L'Università di Milano-Bicocca – dichiara Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Ateneo – vuole favorire l’integrazione delle proprie competenze scientifiche con quattro progetti di ricerca interdisciplinare dedicati a innovare il servizio di didattica online per gli studenti. Le lezioni a distanza devono essere studiate al meglio per sopperire alla mancanza della presenza fisica e all'interazione con le classi. Questa sperimentazione è una sfida a cui stiamo lavorando per diventare un modello di integrazione tra didattica d'aula e a distanza, un'opportunità preziosa di cambiamento per riscrivere la formazione del futuro''. I progetti Qual è la durata ideale di una lezione e come dovrebbe essere costruita per mantenere viva l’attenzione degli studenti? Il gruppo di Roberta Daini (dipartimento di Psicologia) studierà i comportamenti degli utenti davanti ad una video-lezione. Continue interruzioni dei video o il riavvolgimento di sezioni già riprodotte potrebbero indicare un calo di attenzione. Studiare questi comportamenti, così come analizzare le caratteristiche strutturali della lezione, permetterà di adottare anche a distanza un approccio didattico inclusivo, che faciliti l’attenzione degli studenti, con l’ulteriore obiettivo di riportare le caratteristiche individuate come funzionali alla didattica a distanza anche nelle lezioni in presenza.

Con l’esperienza della didattica digitale l’Università è sempre più proiettata verso il territorio. Questa è l’idea del team guidato da Alessandra Decataldo (dipartimento di Sociologia e ricerca sociale) che, realizzando una ricerca mixed methods sulla qualità dei processi di insegnamento e apprendimento, proverà a tracciare linee guida e indicatori di qualità per la progettazione di nuove proposte formative a distanza riguardanti, non solo i corsi di studio, ma anche la formazione post laurea e corsi rivolti ai cittadini.

Lezioni digitali o in presenza: come cambia l’apprendimento degli studenti? Proveranno a rispondere i ricercatori coordinati da Laura Pagani (dipartimento di Economia, metodi quantitativi e strategie di impresa) con un lavoro che metterà a confronto le diverse modalità di erogazione della didattica e la loro efficacia, anche per comprendere se diverse categorie di studenti distinti in base al loro genere, background familiare, provenienza geografica, tipo di diploma o livello di fragilità beneficiano in modo diverso della didattica a distanza. La ricerca misurerà anche l’impatto sulle digital skills di studenti e docenti mentre, attraverso la sentiment analysis dei contenuti delle interazioni sulle piattaforme dedicate alla didattica digitale, monitorerà le opinioni degli utenti

La squadra di Maria Grazia Strepparava (dipartimento di Medicina e chirurgia) si occuperà di mappare le più comuni difficoltà nelle competenze relative alla didattica digitale e nella gestione degli aspetti interattivi; di verificare le variazioni in termini di motivazione allo studio degli studenti e alla didattica per i docenti e, infine, della predisposizione di un piano formativo, anche attraverso tutorial, per i differenti profili di docenti, provando ad essere di supporto anche per quelli meno esperti.

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