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Crollo Firenze, Cifa Italia: "Creare sistema di rating di qualità delle imprese"

Andrea Cafà: "La responsabilità solidale civile e penale andrebbe prevista non solo per la corretta esecuzione della prestazione ma anche per il rispetto della normativa a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori"

Andrea Cafà presidente di Cifa Italia
Andrea Cafà presidente di Cifa Italia
21 febbraio 2024 | 14.44
LETTURA: 2 minuti

"La tragedia di Firenze deve farci riflettere su un tema di primaria importanza: l’etica dell’impresa". A dirlo Andrea Cafà, presidente di Cifa Italia, che propone di dar vita a un sistema di rating di qualità per le imprese che tenga conto anche di questo aspetto valoriale.

Per Cafà “l’etica in un contesto aziendale implica il rispetto di norme morali e di comportamentali responsabili a garanzia di tutti: utenti, lavoratori e fornitori. Purtroppo, per qualche azienda questo aspetto viene meno a fronte della possibilità di facili profitti e mette così in difficoltà le imprese sane e socialmente responsabili che noi, come associazione di categoria, abbiamo il dovere di tutelare incrementando le attività formative e proponendo di rafforzare le norme del nuovo Codice appalti che, in materia di subappalto, prevedono la responsabilità solidale tra appaltatore e subappaltatore nei confronti della stazione appaltante. La responsabilità solidale civile e penale andrebbe, dunque, prevista non solo per la corretta esecuzione della prestazione ma anche per il rispetto della normativa a tutela della salute e sicurezza dei lavoratori”.

“Quanto al versante della formazione per la sicurezza sui luoghi di lavoro - spiega - voglio ricordare che, con il nostro fondo interprofessionale Fonarcom, fummo i primi - dopo l’incidente sul lavoro a Mineo, in Sicilia, il 12 giugno del 2008, che vide la morte di 6 operai e la distruzione di 6 famiglie – a pubblicare un avviso di 700mila euro destinato anche alle piccole e micro imprese”.

“Da allora - sottolinea - tanti passi avanti sono stati fatti, ma non bastano. Eppure ci sono cose che non sarebbero difficili da attuare, come un serio monitoraggio dell’area formazione in Italia. Lo abbiamo evidenziato qualche anno fa al Ministro del lavoro del precedente Governo: secondo la proposta al tempo formulata dalla nostra confederazione l’Inail avrebbe potuto avviare un censimento dei lavoratori in regola con l’obbligo formativo. Un censimento di questo tipo, grazie all’utilizzo del digitale, potrebbe raccogliere i dati in tempo reale e consentire di mettere in mora le aziende inadempienti o sanzionare l’accertato inadempimento".

"In più - suggerisce - il data base dell’Istituto potrebbe dialogare con gli enti di formazione monitorando l’effettivo svolgimento delle attività formative e il corretto rilascio degli attestati. Si otterrebbe così un aggiornamento costante del dato complessivo dei lavoratori formati e un controllo mirato sugli enti di formazione, finalizzato anche a sanzionare quegli “attestatifici” che rilasciano attestati pur non avendo erogato la formazione".

"A fronte di questi ipotizzati risultati - continua Cafà - non comprendo perché l’Inail, pur essendo uno dei primi enti italiani a investire nell’informatizzazione dei dati, ancora non utilizzi questi sistemi per definire nuove politiche in materia di sicurezza”. Per il presidente di Cifa “le misure a favore di un corretto sistema di monitoraggio sull’osservanza delle regole normative ed etiche da parte delle imprese potrebbero dar vita a un rating di qualità utile a promuovere la responsabilità sociale delle imprese”.

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